Le 13 aree più a rischio per la biodiversità e il patrimonio naturalistico si trovano nell’Artico, tra esse lo Stretto di Bering e la costa del Mare di Barents. Nel circolo polare artico l’Unione mondiale per la conservazione della natura (Iucn) ha individuato 77 aree da tutelare.
Nel rapporto annuale, pubblicato oggi, si evince che gli ecosistemi marini più ricchi del Polo Nord sono a rischio a causa del riscaldamento globale del Pianeta che favorisce lo scioglimento dei ghiacciai marini e l’acidificazione degli oceani. A queste cause si aggiungono ora anche attività umane prima non presenti nell’area e in grande espansione, come la pesca e i trasporti marittimi, l’esplorazione per cercare gas e petrolio nei fondali artici. Tra gli effetti più imminenti ci sarà la perdita della fauna selvatica dell’artico: orsi polari, balene, trichechi, foche ed uccelli.
A dar voce all’Unione mondiale per la conservazione della natura è il professor Thomas Laughlin che cerca di sensibilizzare i grandi della terra
Cè un crescente interesse nell’espansione di attività economiche nell’Artico. Le informazioni e le mappe che ora sono disponibili consentiranno ai governi e alla comunità internazionale di fare le scelte giuste sulla conservazione e l’uso di risorse naturali della regione.
Le tredici aree da proteggere con interventi mirati interessano USA, Canada, e federazione russa: Stretto di Bering e Wrangel Island, al largo degli Stati Uniti e della Federazione russa; St. Laurence Island; Polar Pack Refugium; Lancaster Sound-North Water Polynya; Disko Bay-Store Hellefiskebanke, al largo di Canada e Groenlandia; Chukci Beaufort Coast, negli USA; Beaufort Coast-Cape Bathurst in Canada; White Sea e mare di Barents Sea Coast; High Arctic Islands and Shelf; Pechora Sea-Kara Gate; Novaya Zemlya; Great Siberian Polynya, al largo di Norvegia e Federazione russa.
Inquinamento costiero mette a rischio le foche
Cambiamenti climatici e attività umane fanno ritirare le coste dell’Artico
[Fonte: Ansa]
[Foto: oldblog.aruba]