Ecomafie in Italia, i numeri spaventosi del fenomeno nel nostro paese come riportati dall’ultima ricerca promossa da Legambiente e da Polieco. I reati legati alle ecomafie crescono e si rilevano nuove inchieste ogni 4 giorni.
Legambiente e Polieco diffondono gli ultimi dati sulle ecomafie in Italia, e si tratta di dati davvero inquietanti. Una nuova inchiesta viene aperta ogni 4 giorni nel nostro paese, i reati interessano per il 68% merci contraffatte e specie protette, per il 23% traffico illecito di rifiuti e per il 9% frodi e sofisticazioni agroalimentari. Nell’ultima ricerca Legambiente-Polieco, basata sul censimento di 163 inchieste italiane, si legge:
I traffici si sono mossi prevalentemente sulle cosiddette autostrade del mare, soprattutto per i grossi carichi e le lunghe distanze: è qui, secondo la Commissione europea, che si muove l’81% dei business illegali mondiali.
Ma quali sono le città portuali in cui i reati legati alle ecomafie sono maggiori? Al primo posto della classifica nera troviamo Ancona seguita da Bari, Civitavecchia, Venezia, Napoli e Taranto. Per quanto riguarda i traffici internazionali i paesi correlati con l’Italia sono soprattutto la Cina, la Grecia e l’Albania.
Le ecomafie continuano, quindi, ad avanzare. Nel nostro paese in due anni è stata aperta un’inchiesta ogni 4 giorni, sono state arrestate e denunciate 297 persone, sono state poste sotto sequestro 35 aziende per un valore economico pari a ben 560 milioni di euro. Legambiente e Polieco propongono un rafforzamento deciso delle sanzioni al fine di tutelare l’ambiente, attraverso l’introduzione nel nostro codice penale di reati come quello di inquinamento e disastro ambientale, propongono una legge (da tutti invocata) contro il consumo di suolo, nuove leggi per l’etichettatura dei prodotti che riescano a ostacolare le sofisticazioni alimentari e molto altro ancora. Le ecomafie sono potenti, i reati sono diffusi e in crescita. Per il bene del nostro paese reagire è d’obbligo.
Photo Credits | Tom [Luckytom] su Flickr