Il problema della convergenza economica critica con l’ambientalismo non riguarda esclusivamente l’Unione Europea, ma è centrale anche nella campagna politica negli Stati Uniti. Entrambi i candidati si stanno spesso dissociando dalle scelte di Bush, che oltre ad aver fatto disastri in politica estera ha procurato parecchio imbarazzo ai suoi elettori anche nell’ambito dell’ecologia.
Il punto di partenza di entrambi gli aspiranti alla Casa Bianca è l’annuncio dello stesso Bush di poter risolvere il problema del riscaldamento globale riducendo le emissioni di anidride carbonica. Peccato che questa promessa arrivi quando il suo mandato sia già terminato, e così la patata bollente adesso passa ad Obama e a McCain.
A differenza di Berlusconi, Bush ha avviato una campagna di riduzione delle emissioni nello stesso momento in cui chiedeva il ricorso ai 700 miliardi di dollari pubblici per salvare l’economia. Il Senatore Barack Obama ha dichiarato di voler intervenire sulle attività umane, non solo degli Stati Uniti, ma mondiali, perchè le politiche ecologiche che dovranno intraprendere in America funzionino da esempio per tutte le altre nazioni. E speriamo che stavolta Berlusconi non stia girato dall’altra parte.
Ancora più dura la posizione di McCain. Secondo il candidato Repubblicano i gas serra potrebbero portare ad un aumento tale delle temperature globali da portare all’estinzione della razza umana, proprio come successe milioni di anni fa per i dinosauri. Inoltre il Repubblicano spinge sull’intervento immediato, e non rimandabile come vogliono fare altri leaders (come Bush), e in questo caso le premesse sono anche migliori di quelle che si intravedono nel Parlamento Europeo. McCain ha intenzione di stabilire un tetto entro il quale ogni azienda può emettere CO2 per limitare, nell’immediato, l’emissione riportandola ai valori del 2003. Ovviamente più un’industria inquinerà, più alta sarà la tassa da pagare, che già esiste dagli anni ’80, famosa come la “carbon tax“.
Il Congresso chiede ad entrambi i candidati di riferire sui provvedimenti sul clima subito dopo l’elezione. Intanto alcuni Stati, nell’attesa di una regolamentazione nazionale, hanno già preso provvedimenti, stabilendo un “regional cap-and-trade” negli Stati del Nordest e dell’Ovest. E poi, a differenza di ciò che racconta la nostra ministra dell’Ambiente Stefania Prestigiacomo, secondo il Congresso americano il passaggio all’ecologia porterebbe benefici economici a lungo termine agli States, e in questo periodo è proprio questa speranza che serve agli americani. La legislazione definitiva si tenterà di completarla entro il 2009, ma è più probabile la data del 2010, e sicuramente si farà con il prossimo Presidente degli Stati Uniti. Da Europei, speriamo che quando la legislazione americana sarà completata, da noi almeno siano riusciti a mettersi d’accordo sulle linee guida da seguire.