Al centro delle polemiche per la vicenda delle Grandi Navi che potrebbe trasformarsi nel più grande ecocidio della storia italiana, la città di Venezia si è proposta per ospitare il primo tribunale internazionale per i crimini contro l’ambiente. Come ad esempio L’Aja, in Olanda, si occupa dei crimini contro l’umanità, la città veneta vorrebbe diventare il punto di riferimento per l’ambiente. Se n’è parlato ieri al convegno Ambiente e salute: verso una giustizia globale in cui si chiedeva in sostanza di assumere una legislazione comune, a livello mondiale, sui reati ambientali.
Il tribunale veneziano dovrebbe occuparsi di giudicare quelle persone che sono ritenute colpevoli di reati ambientali, ma anche di trovare soluzioni a problemi sempre più impellenti come quelli dei rifugiati climatici, quelle migliaia di persone sfrattate dalle proprie terre perché inondate o rese invivibili dai cambiamenti del clima. Tra i casi più clamorosi portati ad esempio nei 12 ecocidi da cui partirebbe il tribunale c’è il disastro di Fukushima per capire se ci sono responsabilità umane nella gestione eventualmente errata della centrale nucleare giapponese che due anni fa ha creato uno dei più importanti disastri nucleari della storia.
Al centro dell’attenzione ci sono anche i nuovi metodi di approvigionamento energetico come quello delle sabbie bituminose, in particolare in Canada dove lo sfruttamento di questa risorsa sta avvelenando la terra e mettendo in pericolo la salute delle popolazioni che lì vi abitano. Condannando questa pratica come ecocidio ad esempio si smetterebbe di sfruttare le sabbie bituminose e questo vorrebbe dire evitare di sprecare 5 litri di acqua per creare un barile di petrolio, nonché evitare la contaminazione di fiumi e laghi con il piombo, l’arsenico ed altri metalli inquinanti.
Ma ancora, ci sono da redimere la questione del delta del Niger, sfruttato da petrolieri senza scrupoli, la deforestazione continua dell’Indonesia da parte dell’industria cartiera ma non solo, le contaminazioni dei fiumi in Sudamerica e nell’Est Europa, ma anche gestire altri disastri come quello più noto che ha di fatto avviato il dibattito attuale sull’ecocidio, ovvero la marea nera nel Golfo del Messico.
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