Il Delta del Niger è invivibile a causa, tra gli altri, della Shell, che ha di recente e finalmente ammesso la sua fetta di responsabilità nello sversamento di petrolio costante e massiccio avvenuto ad Ogoniland e Bodo, in Nigeria. Le stime dell’UNEP parlano di ingenti danni agli ecosistemi ed alle popolazioni locali, alla pesca, all’agricoltura, alla salute pubblica, un disastro dalla portata immensa e dagli impatti a lungo termine che potrà essere tamponato in non meno di trent’anni. Ma questa stima vale solo per due degli sversamenti avvenuti, quelli appunto di cui si è assunta la colpa la compagnia petrolifera Royal Dutch Shell. In realtà nell’area, in cui operano numerose compagnie tra cui aziende nigeriane, Eni, Chevron, Total ed ExxonMobil, dal 1976 al 2001, secondo quanto conferma un rapporto dell’UNEP, le perdite di greggio si attestano a ben 6.800 incidenti accertati.
Se pensiamo che ben il 60% della popolazione dei villaggi presenti in queste terre viveva di risorse naturali come la pesca, l’agricoltura, la caccia, possiamo capire perché i danni commessi a flora, fauna e ambiente abbiano dato il colpo di grazia all’economia ed alla sussistenza degli indigeni. Per non parlare delle sostanze cancerogene, fino a 900 volte superiori ai limiti stabiliti dall’Organizzazione Mondiale della Sanità, che sono state trovate nell’acqua potabile. Che tipo di reato è un disastro umano, ambientale, economico, sociale, simile? Occorre un termine adeguato che renda giustizia, è proprio il caso di dirlo, alla gravità delle conseguenze: ecocidio.
Per evitare che altri disastri del genere si ripetano in Nigeria, sarebbe utile una legge che lo riconosca e lo punisca severamente. A proporlo è Polly Higgins, avvocato ambientalista che da anni si batte a livello internazionale per il rispetto degli ecosistemi. Higgins vuole che queste tragedie annunciate vengano riconosciute come crimini contro la pace dalle Nazioni Unite. Con ecocidio si intenderebbe pertanto
La distruzione, il danneggiamento e la perdita di ecosistema piuttosto estesa di un determinato territorio, provocata da agenti umani o da altre cause, al punto che il godimento pacifico del territorio da parte degli abitanti viene fortemente compromesso.
L’aggettivo pacifico non è lì a caso. In Nigeria spesso i tecnici delle compagnie petrolifere sono stati sequestrati da ali violente della protesta contro il danneggiamento del territorio. La violenza non è mai giustificata e richiama altra violenza. Non ha senso dunque capire chi ha iniziato, anche se appare evidente che lo stupro dell’area affonda le sue radici nelle prime estrazioni petrolifere e fu la Shell ad operare per prima. Le popolazioni non potevano rimanere a guardare i loro fiumi insozzati dal greggio, i bambini intossicati dall’acqua al veleno, i campi incatramati e neri quanto improduttivi, i pesci morire e la gente avere fame e non hanno trovato supporto nei loro governi. Per operare nella zona, paradossalmente, senza rischi, gli operatori petroliferi devono farsi difendere dalle autorità locali, in un clima militarizzato che vede le istituzioni difendere lo stupratore straniero e non il diritto degli abitanti di vivere in un territorio in cui non si affonda nel catrame. Per saperne di più sull’ecocidio eradicatingecocide.com.