L’eclissi solare parziale del 20 marzo 2015 porta con sé il rischio concreto di un blackout energetico, ma perché, ci si potrebbe chiedere, questa volta un’eclissi potrebbe generare dei problemi di approvvigionamento energetico? La chiave è la produzione di energia solare, aumentata enormemente negli ultimi dieci-quindici anni. Vediamo in quali orari l’eclissi solare sarà visibile in Italia e quali problematiche energetiche potrebbe generare più nel dettaglio.
In molti attendono lo spettacolo dell’eclissi solare parziale che avrà luogo il 20 marzo 2015. Fra meno di due settimane, nella giornata di venerdì, i cittadini italiani potranno assistere quindi al fenomeno naturale (nubi permettendo). Gli orari dell’eclissi per il nostro paese sono i seguenti: alle 9 di mattina il fenomeno inizierà a essere visibile, l’apice sarà raggiunto attorno alle 10 e 30 e lo spettacolo finirà definitivamente attorno alle 11 e 30. Un’eclissi mattiniera che giunge peraltro in un giorno feriale, e che desta più preoccupazione che curiosità tra i gestori delle reti elettriche.
Il blackout per l’eclissi di sole è una possibilità concreta. Non è affatto detto che si registreranno problemi sul fronte energetico, ma è anche vero, come da rapporto Entsoe, che l’eclissi potrebbe
mettere a rischio l’approvvigionamento energetico europeo, e la possibilità d’incidenti non può essere del tutto esclusa,
questo poiché nella giornata di venerdì 20 marzo
circa 35mila megawatt di energia solare, l’equivalente di quasi 80 centrali elettriche convenzionali di medie dimensioni, svaniranno gradualmente dal sistema elettrico, per poi essere gradualmente reintrodotti. Il tutto nello spazio di due ore, mentre gli europei e i loro uffici cominceranno un normale giorno feriale.
Come mai in questo caso l’eclissi solare potrebbe generare problemi di questo tipo? Come anticipato il problema è correlato al diffondersi dell’energia solare nel nostro continente: nel 1999, anno di eclissi solare, la percentuale di energia elettrica prodotta tramite fotovoltaico era talmente inferiore che il problema poteva dirsi praticamente inesistente, ma dal 2002 a oggi si è passati dal produrre lo 0,1 per cento di energia da fonti rinnovabili al produrne il 10,5 per cento, quantità che diventa anche maggiore nei paesi che hanno puntato di più sul fotovoltaico, come l’Italia, per la quale l’energia solare contribuisce per il 15% all’approvvigionamento energetico complessivo del paese. Come ha di recente spiegato Antonio Carrano, responsabile del Centro Nazionale di controllo di Terna, il problema in particolar modo
è rappresentato dalla rapidità con cui si verificherà il passaggio dal buio alla luce, quattro volte superiore rispetto al tramonto e alla normale alternanza giorno/notte. Si tratta di un problema inedito, anche se è stato studiato a fondo in questi mesi. Abbiamo, ad esempio, analizzato come l’eclissi potrebbe impattare su ciascun Paese, e quale contributo ogni Paese potrebbe dare o ricevere da quelli limitrofi.
Occorre infatti ricordare, riflettendo sui possibili blackout elettrici per l’eclissi solare parziale in Italia, che in Europa siamo fortemente interconnessi dal punto di vista energetico, e che per esempio la metà del fotovoltaico continentale è tedesco, e ciò comporta che eventuali problemi indotti dall’eclissi del 20 marzo in Germania potrebbero avere ripercussioni dal punto di vista energetico anche in altri paesi.
Photo credits | Rowan McLaughlin su Flickr
Clarissa 1 Marzo 2017 il 1:20 am
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