Siamo abituati a vedere fuochi d’artificio e giochi di luce quando si celebra un successo. Per questo quando si rimane completamente al buio il successo è da considerarsi ancora maggiore. È l’Earth Hour, o Ora della Terra, che ormai come ogni anno ha portato milioni di persone a tenere la luce spenta tra le 19:30 e le 20:30 di sabato scorso. Un’ora che è diventata un intero giorno, come sottolineano gli organizzatori del WWF, considerando che iniziando dal primo fuso orario alle isole Samoa fino all’ultimo, in Alaska, le ore al buio sono state 24.
Il successo di quest’anno è da ricercare nel fatto che, oltre ai tradizionali monumenti che ogni anno vengono spenti per celebrare l’evento, come la Fontana di Trevi ed il Colosseo a Roma, se ne sono aggiunti di nuovi ed importantissimi anche in Paesi che non hanno mai partecipato e che magari fino ad oggi hanno mostrato poco interesse alle tematiche ambientali come la Russia che ha spento la Piazza Rossa ed il Cremlino.
Il messaggio quest’anno non è cambiato, ed è “creiamo un futuro più sostenibile”. La differenza semmai è il record di partecipazione, con oltre 7000 città in 150 Paesi del mondo che hanno coinvolto, secondo l’ultima stima, 2 miliardi di persone. Anzi, a questi bisogna aggiungere anche due partecipanti extraterrestri. No, non gli alieni, ma gli astronauti della stazione spaziale che hanno spento le luci durante l’ora dedicata al pianeta.
Tra le personalità che hanno voluto partecipare si contano anche nomi importanti come Nelson Mandela, che nonostante non sia in perfette condizioni fisiche non ha voluto far mancare la sua partecipazione, ed il segretario delle Nazioni Unite Ban Ki moon. In Italia i monumenti principali che sono stati spenti sono la scalinata di Trinità dei Monti e la Cupola di San Pietro a Roma, il teatro alla Scala e il Castello Sforzesco a Milano, la Torre di Pisa, Ponte Vecchio, il Duomo e la statua del David a Firenze, l’Arena di Verona, la mole Antonelliana a Torino, Piazza del Plebiscito a Napoli, Piazza Maggiore a Bologna, la Torre dell’Elefante di Cagliari, l’Acquario di Genova, ma ce ne sono stati davvero tantissimi altri.
[Fonte e foto: WWF]
Kacey 1 Marzo 2017 il 2:19 am
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