Come abbiamo visto, la sindrome Nimby colpisce molti italiani e cittadini dell’Unione europea, senza fare distinzioni tra sesso ed età. Tuttavia è possibile andare avanti con la costruzione di opere di interesse pubblico senza danneggiare l’ambiente e la sensibilità degli abitanti. Come? Costruendo secondo criteri di ecocompatibilità e trasparenza e mettendo in atto quello che in Francia è chiamato “dèbat public” ossia dibattito pubblico in cui la chiarezza e il coinvolgimento dei cittadini da parte dei governi è continuo e trasparente.
Come spiega Alessandro Beulcke, presidente dell’Agenzia di Ricerche Informazione e Società che promuove l’Osservatorio Nimby Forum, la mancanza di dialogo tra parti e di fiducia, genera
Una confusione crescente e una difficoltà maggiore a far entrare capitali in Italia, con multinazionali che stanno andando via a causa delle difficoltà a investire in realizzazioni sul territorio italiano. Speriamo di poter registrare, l’anno prossimo, un’inversione di tendenza, magari con procedimenti legislativi da parte del nuovo governo, e che il dèbat public, di cui si parla molto, possa essere concretamente inserito in Italia come procedura reale.
La preoccupazione per l’impatto ambientale non deve essere eliminata, anzi è essa è fondamentali affinché i governi vadano nella direzione di un progresso ecologico e sostenibile, ma allo stesso tempo bisogna avere una maggiore informazione su quelli che possono essere i reali rischi per la salute e l’ambiente. Esistono delle leggi che tutelano in tal senso, devono solo essere messe in atto con la maggiore trasparenza possibile e devono essere strumento di sicurezza e chiarimento per i cittadini. Attualmente la sindrome Nimby sta colpendo anche il mondo della politica e si inizia a parlare di sindrome Nimto, dall’acronimo Not In My Turn of Office, ossia “Non nel mio mandato” che forse è solo un modo per rimandare la costruzione di opere pubbliche durante il proprio mandato per evitare proteste e ottenere favori. Il classico “scarica barile” italiano, insomma.
[Fonte: Adnkronos]
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