È ripartita la pesca a strascico per i pescherecci iscritti nei compartimenti marittimi da Pesaro a Bari ma, rispetto agli anni precedenti, c’è una novità decisamente importante per gli stock di merluzzo e di scampi dell’Adriatico centrale, decimati da anni di pesca eccessiva.
La misura prevede che nella zona della Fossa di Pomo (che in parte è situata anche in acque internazionali), i governi di Italia e Croazia hanno adottato delle misure aggiuntive per impedire la pesca a strascico e preservare la biodiversità marina e permettere, così, la ricostituzione degli stock.
C’è da dire che la pesca a strascico è vietata in quell’area dal 1998, quando parte della Fossa di Pomo venne designata come Zona di Tutela Biologica. Purtuttavia da allora la mancanza di regolamenti attuativi e la difficoltà di far applicare lo stesso divieto anche alla flotta croata, hanno di fatto vanificato la norma, consentendo che le attività illegali di pesca a strascico continuassero indisturbate.
Grazie a questa nuova decisione italo-croata sono stati superati diversi stalli con il plauso delle associazioni ambientaliste come Greenpeace, Legambiente, Marevivo, MedReAct e WWF che in un comunicato commentano:
Accogliamo con favore le nuove misure di tutela della Fossa di Pomo, e ci aspettiamo controlli severi da parte delle Capitanerie, per evitare il perdurare della pesca illegale. Proteggere la Fossa di Pomo dovrebbe essere un interesse primario dei pescatori, considerando che al suo interno si trovano le più importanti area di riproduzione dell’Adriatico di specie ittiche ad alto valore commerciale.
Per le associazioni ambientaliste l’augurio è che anche il settore della pesca si renda conto della necessità di ripopolare il mare, e allo stesso tempo la smetta di continuare a difendere una visione miope, finalizzata solo al profitto a breve o brevissimo termine.