Migliaia di morti e decine di miliardi di danni sono causati ogni anno dai disastri naturali. Urbanizzazione, cambiamento climatico e degrado tra le cause più ricorrenti.
Migliaia di vittime ogni anno sono causate da disastri naturali. Gli stessi eventi generano danni economici per decine di miliardi e si manifestano ad ogni latitudine. Eppure esistono molteplici misure che possono essere messe in campo per mitigare il rischio da disastri naturali o comunque limitarne l’impatto sulle popolazioni e sul territorio. Soluzioni possibili ma che spesso restano disattese e lontane da dibattito pubblico. In occasione della Giornata Internazionale per la Riduzione del Rischio dei Disastri Naturali, AGIRE (AGenzia Italiana per la Risposta alle Emergenze) ha pubblicato nuove cifre su questo tema analizzano l’evoluzione dell’ultimo decennio ed i numeri del 2015.
13 ottobre Giornata Internazionale per la Riduzione del Rischio dei Disastri Naturali
La data del 13 ottobre è stata scelta dalle Nazioni Unite per istituire la Giornata Internazionale per la Riduzione del Rischio dei Disastri Naturali. L’evento vuole essere una occasione di sensibilizzazione ai temi del rischio ambientale che coinvolgono in maniera diretta milioni di persone in tutto il mondo. La giornata vuole anche promuovere le capacità dei singoli e delle comunità di fronteggiare e ridurre i rischi da disastro naturale. Al tal proposito un ruolo fondamentale è svolto dall’attività di diffusione delle conoscenze sulle pratiche di mitigazione e prevenzione del rischio.
AGRIRE, organizzazione che raggruppa 9 ONG operanti in Italia, ha scelto per questa data di pubblicare il rapporto “Emergenze e Prevenzione: prospettive di resilienza“ che attraverso cifre ed analisi descrive lo scenario mondiale dei disastri ambientali e lo stato delle politiche di prevenzione.
I disastri ambientali nel 2015
Tra le molte informazioni contenute nel rapporto di AGIRE sono impressionanti le cifre dei disastri ambientali registrate nel corso del 2015. Secondo i dati elaborati dall’agenzia lo scorso anno nel mondo si sono verificati 346 catastrofi naturali che hanno causato 22.773 morti ed hanno interessato complessivamente 98,6 milioni di persone in 113 diversi paesi del mondo. Enormi anche i danni economici associati a questi eventi e stimati complessivamente in 66,5 miliardi di dollari.
L’Asia è il contente che più ha subito le conseguenze delle catastrofi ambientali. Il continente ha registrato nel 2015 ben 152 disastri naturali, il 44% del totale mondiale. Sempre in Asia si sono accumulati il 72% delle vittime ed il 60% delle popolazioni colpite ma anche il 40% dei danni economici globali.
Nelle Americhe si sono sono registrati 93 disastri di cui 22 negli Stati Uniti. Proprio negli USA però si sono centrati il 44% dei danni economici, un dato che fornisce una ulteriore chiave di interpretazione al recente impegno statunitense per la ratifica degli accordi di Parigi.
56 sono invece i disastri naturali registrati in Africa e 22 in Oceania. Anche l’Europa paga il suo pesante tributo ai disastri naturali. Nel Vecchio Continente gli eventi disastrosi registrati sono stati complessivamente 22, in molti casi riconducibili al fenomeni climatici particolarmente intensi.
I maggiori disastri ambientali del 2015
Il Nepal devastato nel 2015 da un tremendo terremoto è stato il paese che ha subito il più alto numero di vittime a causa dei disastri naturali (oltre 9 mila). In Francia si stima invece siano state 3.295 le vittime legate a disastri di tipo ambientale. Il dato potrebbe sembrare sorprendente ma tiene conto delle miglia di vittime registrate tra luglio ed agosto e causate da anomale ondate di calore. Fenomeni simili si sono registrati in altri paesi europei nello stesso periodo e nei mesi di maggio e giugno anche in India e in Pakistan.
Ad accomunare questi ultimi disastri ambientali è stato il comune fattore di innesco rappresentato da El Niño che proprio nel 2015 si è manifestato con particolare intensità. Oltre alle già citate ondate di calore El Niño è stato responsabile di 32 casi di siccità che hanno coinvolto oltre 50 milioni di persone. Le dinamiche de El Niño hanno inoltre contribuire a fare del 2015 l’anno più caldo della storia recente.
Frequenti e disastrose si sono rivelate anche le inondazioni. Il rapporto di AGIRE ne ha calcolate 152 nel corso del 2015 che hanno interessato 27,5 milioni di persone e causato più di 3300 vittime.
Cause dei disastri ambientali
I disastri ambientali, spiega il rapporto di AGIRE, possono essere ricondotti a quattro gruppi fondamentali:
- Geofisici: dovuti ai movimenti della crosta terrestre. Tra questi terremoti ed eruzioni vulcaniche.
- Meteorologici: legati a processi atmosferici di breve durate come i temporali.
- Idrogeologici: dovuti alle variazioni di portata dei corsi d’acqua. Tra questi alluvioni e frane.
- Climatologici: dovuti a processi di lungo termine di cambiamento del clima. Tra questi temperature estreme, siccità e incendi.
Analizzando invece le cause dei disastri ambientali è possibile individuare quattro fattori che aumentano il grado di rischio e in alcuni casi amplificano gli effetti: cambiamento climatico, urbanizzazione, povertà e degrado ambientale. Come si può osservare il problema non ha una connotazione esclusivamente ambientale ma anzi è strettamente legato all’attività umana.
L’importanza della prevenzione: Sendai Framework
Il Sendai Framework è un accordo internazionale siglato nel 2015 in Giappone durante i lavori della Terza Conferenza Mondiale delle Nazioni Unite sulla Riduzione del Rischio di Catastrofi. Il programma sottoscritto anche dall’Italia pone una serie di obiettivi da attuare entro il 2030 per ridurre concretamente il rischio da disastro ambientale.
In particolare il Sendai Framework definisce 4 priorità:
- Comprensione del rischio da disastri naturali.
- Rafforzamento della gestione del rischio anche attraverso la collaborazione internazionale.
- Investimenti per la riduzione del rischio.
- Potenziamento della preparazione e della capacità di reagire al verificarsi di un disastro ambientale.
Photo | Thinkstock
Mahalia 1 Marzo 2017 il 2:55 am
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