La deforestazione illegale della foresta amazzonica è un problema che va avanti da anni e sembra non aver mai fine. Per la salvaguardia del territorio si compiono spesso diversi passi in avanti, come quello messo in piedi dagli attivisti di Greenpeace in Brasile.
Gli attivisti, infatti, hanno risposto alle richieste di aiuto degli indigeni Ka’apor, iniziando così un accurato lavoro di mappatura della foresta, nella riserva indigena dell’Alto Turiaçu nello stato di Maranhão.
Grazie all’installazione di telecamere con sensori termici e di movimento sarà possibile documentare l’invasione – illegittima e, purtroppo, sistematica – della foresta amazzonica da parte della magia del legno. Inoltre, gli indigeni Ka’apor avranno a disposizione GPS sì da tener sotto controllo il traffico dei camion con cui si muovono i taglialegna per attraversare le foreste dell’Alto Turiaçu. Uno dei leader della comunità Ka’apor spiega:
Abbiamo deciso di intervenire perché la foresta è la nostra casa. La foresta ci assicura la vita stessa. Senza la foresta, noi non saremmo i Ka’apor: il nostro nome significa infatti “Abitanti della foresta”. Per questo dobbiamo difenderla a ogni costo.
Il portavoce ha scelto l’anonimato perché, stando ai dati a disposizione, negli ultimi quattro anni ben quattro Ka’apor sono stati uccisi e quindici leader hanno subito violenti attacchi.
Il Territorio Indigeno dell’Alto Turiaçu è uno degli ultimi tratti di foresta amazzonica nello stato del Maranhão che è sempre più appetibile per la mafia del legno, perché le specie di legno che vi crescono sono molto pregiate – come l’Ipé, per esempio – e possono essere vendue anche a 1300 euro al metro cubo.
Via | Comunicato stampa