Sono passati quasi due anni dal disastro petrolifero del Golfo del Messico: era il 20 aprile 2010 quando la piattaforma petrolifera Deepwater Horizon ha iniziato a sversare in mare il petrolio proveniente dal pozzo Macondo, posto ad una profondità di oltre 1.500 metri. A distanza di anni i danni all’ecosistema del Golfo ancora si contano. Dopo gli uccelli marini, i pesci, i coralli, anche i delfini sono stati contaminati dal contatto con gli idrocarburi. Anzi, come riferisce l’ultimo rapporto della National Oceanic and Atmospheric Administration (Noaa) l’inquinamento da petrolio ha avuto un impatto maggiore sui cetacei e sulla fauna marina di quanto si temesse.
Gli studi effettuati dai ricercatori del Noaa sulla salute dei delfini che popolano le coste della Louisiana e in particolare la Barataria Bay, non molto distante dal Golfo del Messico, hanno scoperto che dopo il disastro petrolifero tra i cetacei e i mammiferi marini sono aumentati in modo significativo gravi problemi di salute. Su 32 dei delfini presi a campione la maggior parte si sono rivelati essere sottopeso, anemici, con malattie ai polmoni e al fegato. Inoltre la ricerca ha dimostrato che molti esemplari sono carenti di un ormone che fa aumentare i livelli di stress nel corpo, ormone indispensabile per regolare il metabolismo e il sistema immunitario dei mammiferi marini.
Lo studio conferma quanto molti ambientalisti ed esperti annunciavano da tempo, ossia che gli effetti ambientali a lungo termine causati dalla fuoriuscita di greggio dalla piattaforma petrolifera nel Golfo del Messico siano “ben più profondi di quanto si pensasse”. Gli esami condotti dal Noaa nei pressi del luogo del disastro hanno dimostrato difatti che oltre ai delfini e ai mammiferi marini, anche la popolazione di zooplancton presenta una situazione molto critica. Lo zooplancton, ricordiamo, è costituito da microscopici organismi che si trovano nella parte più bassa della catena alimentare dell’oceano, e sono alla base dell’alimentazione di coralli e insetti che abitano nelle paludi costiere.
[Fonte: Ansa]
[Foto: easyrab su Flickr]
Phyllisheelo 26 Gennaio 2017 il 4:22 pm
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