A pochi giorni dal rapporto sui giardini zoologici europei della Born Free Foundation, arriva il dossier sui delfinari presenti in 14 Paesi dell’Unione, e la situazione non è migliore. Sono 34 le strutture commerciali che ospitano delfini in Europa e, secondo lo studio condotto dalla Società per la conservazione di balene e delfini (Whale and Dolphin Conservation Society-WDCS) in collaborazione con la Born Free Foundation, andrebbero tutti chiusi, come spiega Chris Butler-Stroud, amministratore delegato di WDCS
Il difetto fondamentale è che i delfinari vengono gestiti principalmente come un’impresa commerciale, nella quale i delfini e le balene sono semplicemente mezzi commerciali.
E non vengono dunque rispettate norme igienico-sanitarie adeguate, né obblighi legali o morali nei confronti dei mammiferi marini. Secondo l’esperto balene e delfini “non sono adatti per la vita in cattività e agli spettacoli”. A dimostrare le sue parole ci sono i numeri della mortalità degli esemplari che vivono nei delfinari, più elevata di quella in natura. Il suo appello e quello delle associazioni interessate è di “eliminare una volta per tutte queste imprese commerciali”.
Nelle 34 strutture collocate in Belgio, Spagna, Bulgaria, Italia, Danimarca, Svezia, Finlandia, Malta, Francia, Olanda, Grecia, Lituania, Portogallo e Germania; si trovano 286 cetacei di sei specie diverse: orche, beluga o balene bianche, focene, grampo o delfino di Risso, e Inia geoffrensis; ma solo un delfinario è regolamentato come zoo e deve quindi, per legge, garantire la conservazione degli animali, la ricerca e le attività educative per la tutela delle specie. Tutte le altre strutture, sottolinea Butler-Stroud “danno un contributo insignificante per la conservazione della biodiversità”, si fa inoltre uso di musica ad alto volume, si effettuano figure e giochi del tutto innaturali. Alcune delle strutture offrono ai visitatori anche programmi di nuoto con i delfini, possibilità di avvicinamento e terapie con i cetacei, aspetti del tutto pericolosi per l’uomo e anche per l’animale per l’elevato rischio di malattie e di infortuni.
[Fonte: Ansa]
[Photo Credit | Thinkstock]
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