Il ministro dello sviluppo economico Zanonato firma il Decreto Trivelle e Greenpeace insorge: Alessandro Giannì, direttore delle Campagne di Greenpeace interviene lungamente non solo spiegando perché è un atto nefasto, che amplierà le zone in cui poter effettuare ricerche petrolifere, ma anche promettendo durissima battaglia alla prima violazione delle procedure di valutazione ambientale.
Il decreto trivelle firmato da Zanonato fa riesplodere le polemiche contro la deriva petrolifera del nostro paese, cui una buona spinta fu data, in principio, dal Governo Monti con Passera e Clini. Come spiega Giannì, il decreto “non fa altro che applicare il nefasto art. 35 della Legge 83/2012 che ha riportato le piattaforme petrolifere sotto le spiagge degli italiani”. Cosa succederà in sostanza con il decreto trivelle? Secondo Greenpeace (e non solo, naturalmente), si ampliano le aree in cui potranno essere effettuate esplorazioni petrolifere in mare, ci si allarga verso le Baleari e oltre Malta.
Ma attenzione perché Giannì porta all’attenzione di tutti una questione decisamente importante: quella del procedimento amministrativo per la ricerca petrolifera, che dovrebbe conoscere tre fasi: prospezione sismica, trivellazione esplorativa e trivellazione commerciale. Il ministro Orlando ha risposto a una domanda dell’associazione confermando che la valutazione ambientale deriva dalla “configurazione del procedimento principale, autorizzatorio o concessorio, nel quale la procedura di Via si inserisce”.
E allora Giannì parte all’attacco del Governo:
Delle due l’una: o il ‘procedimento principale’ al Mise e’ costituito da tre fasi distinte e separate, e quindi ogni fase deve rispettare la norma vigente al momento, oppure lo spezzettamento della Via di un procedimento unico costituisce l’ennesima violazione italiana della direttiva 85/337/Cee sulla valutazione dell’impatto ambientale. Greenpeace attende che qualche petroliere si permetta di richiedere una qualunque autorizzazione ad attivita’ in aree non incluse oggi nella “mappa del petrolio” del Ministro Zanonato. Se questo tipo di istanza venisse accolta, chiameremo in tribunale il Miseche ci dovra’ spiegare perche’ la legge non e’ uguale per tutti.
Greenpeace, come risulta evidente, intende accelerare sul contrasto alle trivellazioni facili in Italia. La battaglia tra associazione e il Governo promette di diventare molto calda: non mancheremo di seguire gli sviluppi del caso, sperando che mantenere i riflettori puntati sulle concessioni alle trivellazioni esplorative possa portare a una sensibilizzazione maggiore di tutti nei confronti del problema delle ricerche petrolifere off shore nel nostro paese.
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