Il decreto rinnovabili in dirittura d’arrivo potrebbe rappresentare un serio pericolo per quanti producono energia da biomasse solide. Il campanello d’allarme è arrivato dai distillatori italiani, che si sono specializzati nel corso degli ultimi anni sull’uso di sottoprodotti della vinificazione per poter ottenere energia elettrica.
Si tratta di un settore che produce 300 mila Mhw di energia che in base ai dati divulgati dai distillatori italiani correrebbe il serio rischio di essere emarginato dal mercato, come è stato evidenziato anche dal presidente di AssoDistil, Antonio Emaldi.
Il prossimo decreto rinnovabili non andrebbe solamente a danneggiare il settore vitivinicolo, ma come detto in precedenza, metterebbe in pericolo tutto il settore delle biomasse solide
Il Decreto Ministeriale del 6 luglio 2012 che si riferisce alle energie pulite, al cui interno si prevede che a partire dal prossimo anno debba essere adottato un provvedimento che protegga in modo esclusivo gli impianti a biomasse solide.
All’interno di tale documento, però, si prevede una soglia minima di incentivi fondata sul prezzo dell’energia che risale a tre anni fa: è questo il punto più pericoloso del decreto secondo AssoDistil, che vorrebbe invece l’eliminazione di tale parametro fisso, utilizzando invece un sistema autoregolante, esattamente lo stesso metodo già impiegato per le altre fonti rinnovabili.
Secondo il pensiero di Antonio Emaldi, presidente di AssoDistil, ancorare ad un parametro fisso di tre anni fa un mercato che è in piena evoluzione, con i prezzi dell’energia che sono diminuiti sensibilmente, rischia di mettere in ginocchio l’intero comparto delle biomasse solide.
Proprio quel decreto che tre anni fa aveva lo scopo di salvaguardare in modo esclusivo tale fonte da cui ricavare energia, adesso rappresentare la più seria minaccia per la vita di tale comparto: dal prossimo 1 gennaio, infatti, numerose distillerie correranno il rischio di chiudere e decine e decine di lavoratori si troveranno a casa senza alcun lavoro, per non parlare di centinaia di milioni di euro che sarebbero stati investiti inutilmente nella produzione di energia da impianti di biomasse solide. Nonostante tutto Legambiente, qualche tempo prima del DM tanto discusso, aveva accusato la non sostenibilità di qualche impianto a biomasse solide in Italia.