Il sub commissario dell’Ilva di Taranto Edo Ronchi lascia la posizione a seguito del decreto del Governo Renzi dedicato allo stabilimento siderurgico. Nel decreto abbiamo la possibilità di applicare la prededuzione ai finanziamenti che le banche accorderanno all’Ilva (dopo vedremo più chiaramente cosa significa), ma non arriva l’istituzione della figura del commissario ambientale né la possibilità di utilizzare i fondi sequestrati ai Riva. Per Ronchi “non ci sono le condizioni” per lavorare, dopo questo decreto.
L’importante decreto Ilva del Governo Renzi è giunto e il primo risultato è l’abbandono del ruolo di sub commissario annunciato subito da parte dell’ex ministro dell’ambiente Edo Ronchi, figura di elevate competenze e non estranea a battaglie concrete per la promozione dello sviluppo sostenibile in Italia.
Il decreto Ilva prevede la possibile applicazione della prededuzione dei finanziamenti che l’azienda chiederà alle banche, il che in sostanza significa che i fondi che le banche erogheranno all’Ilva saranno garantiti se l’Ilva stessa dovesse giungere al fallimento. Ma l’attesa istituzione della figura del commissario ambientale (carica che si ipotizzava sarebbe stata affidata a Edo Ronchi) non è arrivata. E nemmeno la possibilità di utilizzare le risorse sequestrate ai Riva per il risanamento dell’azienda.
Ronchi ha quindi deciso, a seguito del decreto e della mancanza della carica di commissario ambientale, di lasciare il suo posto. A suo giudizio “non ci sono le condizioni” per continuare, e grava su queste considerazioni anche la decisione di non permettere l’utilizzo dei fondi sequestrati ai Riva dalla procura di Milano. Ma Edo Ronchi non è stato certo l’unico a reagire negativamente al decreto del Governo Renzi. Il presidente della Commissione Ambiente alla Camera, Ermete Realacci, si è espresso con la solita schiettezza:
Non è chiaro perché non si è dato corso alla legge ora in vigore che prevede che le risorse per il risanamento ambientale, circa 1.800 milioni di euro, possano essere prelevate anche dai beni sequestrati ai Riva.
Parole al vetriolo giungono da Ciafani, il vice presidente nazionale di Legambiente, che si chiede: “Ma la famiglia Riva siede in consiglio dei ministri?”. Nichi Vendola dal canto suo ha dichiarato di auguarsi che non si stia andando verso lo schianto, aggiungendo
il rischio è che rimangano inevasi i problemi ambientali e che si perdano 20.000 posti di lavoro.
Renzi, dal canto suo, ha appena accennato al fatto che non sarebbe servito uno sdoppiamento della figura commissariale (in riferimento alla possibile creazione della figura del commissario ambientale) glissando del tutto sulle risorse dei Riva che potevano essere utilizzate per il risanamento. La Fim Cisl, dal canto suo, ha dichiarato
Il Governo mostra di navigare a vista, delegando i problemi e le scelte a chi comprerà tra qualche tempo l’azienda. Ormai è chiaro: il cambio del commissario è stato fatto solo per accelerare la vendita dell’Ilva.
C’è qualcuno, ci si chiederà, realmente soddisfatto dal decreto Ilva? I maligni potrebbero rispondere i Riva. Certo è che le critiche piovute da più parti addosso al recente decreto del Governo sono a dir poco comprensibili.
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