Quella di domani, giovedì 3 marzo 2011, sarà una giornata decisiva per il nostro Paese in merito alla produzione di energia pulita. Per le ore 8,30, a Palazzo Chigi, è stato infatti convocato un Consiglio dei Ministri; all’ordine del giorno, in linea con le attese, c’è anche il Decreto legislativo sulle fonti rinnovabili che dovrà essere esaminato, discusso ed approvato al fine di “allineare” l’Italia alla relativa direttiva comunitaria. Gli ultimi giorni sono stati letteralmente infuocati e non solo a livello politico visto che c’è forte preoccupazione in merito ai paletti che il Governo intenderà fissare in materia di impianti, potenza, incentivi e produzione di energia da fonti rinnovabili, a partire dal tanto discusso tetto degli 8 mila MW sul fotovoltaico che ancora non s’è capito se c’è o non c’è.
Di sicuro è lecito attendersi modifiche dell’ultima ora al Decreto legislativo, altrimenti, almeno stando al giudizio ed alle considerazioni fatte dalle imprese della filiera e dalle Associazioni ambientaliste, in Italia si rischia in tutto e per tutto lo stop, una brusca frenata delle rinnovabili con tutto quel che ne consegue anche in merito agli obiettivi di riduzione delle emissioni da qui al 2020.
Nelle ultime ore anche la CGIL si è espressa sull’argomento, bollando come inaccettabile l’eventuale introduzione di un tetto alla potenza da rinnovabili oltre il quale non ci sarebbero più incentivi a sostenere l’economia verde. Il più grande Sindacato italiano ha chiesto l’apertura di un tavolo di confronto, ed ha invitato il Governo a dare ascolto alle osservazioni delle imprese della filiera al fine di apportare delle modifiche al Decreto.
Cgil e Filctem Cgil, tra l’altro, ricordano come il settore delle energie rinnovabili sia in grado nel nostro Paese di creare migliaia di posti di lavoro qualificati, e come sia sbagliato fissare tetti e dire stop alle incentivazioni addirittura in maniera retroattiva per gli impianti eolici. E poi c’è da dire che il fantomatico tetto degli 8000 MW di potenza da fotovoltaico non solo sarà raggiunto in tempi brevi in Italia, ma è meno della metà della potenza già installata in Germania, un Paese dove il PIL corre e la disoccupazione scende. Insomma, un Paese da emulare se l’Italia vuole tirarsi fuori con pieno successo dalla crisi.
Pier Luigi Caffese 3 Marzo 2011 il 11:38 am
Tutti devono capire che le rinnovabili senza stoccaggio energetico sono troppo care.Difatti l’invarianza delle norme costerebbe 70 miliardi in 10 anni,piu’ di 7 miliardi all’anno.Si deve obbligare chi produce rinnovabili a stoccare via hydro pumped up pagando l’energia prodotta e non la fasulla a prezzi di grid europeo.
Stoccare energia si puo’ ed in paesi evoluti è obbligatorio perchè progettare rinnovabili senza stoccaggio significa solo ribaltare i costi allo Stato.
E chi non capisce lo stoccaggio energetico è un ignorante in fatto di tecnologie moderne.
uniroma.tv 3 Marzo 2011 il 12:21 pm
Il presidente del Cile Piñera parla a Roma Tre dell’accordo tra cinque università italiane e tre università cilene getta le basi di un’intesa su ambiente ed energia
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