Gli sforzi per convincere le nazioni ricche ad inasprire i tagli alle emissioni non sono riusciti a fare molta strada nei colloqui sul clima nella capitale thailandese, Bangkok. A spiegarlo è stato il portavoce dell’ONU, che ha reso noto che delegati provenienti da circa 180 nazioni, riuniti in Thailandia per cercare di ridurre le differenze sui modi di ampliare e approfondire la lotta contro i cambiamenti climatici, non hanno trovato una soluzione globale al problema.
I colloqui, che si concluderanno il 9 ottobre prossimo, sono l’ultima grande sessione negoziale prima che i ministri dell’ambiente si incontrino a Copenhagen per tentare di sigillare un patto più severo a livello mondiale, per sostituire il protocollo di Kyoto.
I progressi verso la riduzione delle emissioni dei Paesi altamente industrializzati rimane deludente. Non stiamo vedendo progressi reali
ha affermato Yvo de Boer, capo della commissione cambiamenti climatici delle Nazioni Unite.
Il responsabile del clima delle Nazioni Unite ha detto che le nazioni ricche dovrebbero ridurre le emissioni tra il 25 ed il 40% rispetto ai livelli del 1990 entro il 2020, al fine di evitare un pericoloso cambiamento climatico. Ma i tagli che gli Stati industrializzati desiderano, rimangono ben al di sotto di questo livello.
Molte nazioni in via di sviluppo rimproverano i Paesi ricchi dicendo che è colpa loro se oggi ci troviamo con il riscaldamento dovuto ai gas serra, e dunque sono loro che devono pagare di più. Anzi, queste nazioni chiedono fondi e tecnologie di energia pulita per aiutarli a frenare la crescita delle loro emissioni.
L’accordo di Copenaghen potrebbe anche dare una spinta importante all’economia globale in maniera più ecologica, stimolando gli investimenti nelle energie rinnovabili, l’espansione dei mercati del carbonio e un trasporto più efficiente. Stavolta sono gli Stati Uniti che devono fare il maggiore sforzo, visto che non hanno mai ratificato il protocollo di Kyoto, ma non per questo gli altri devono stare a guardare.
De Boer infine si è detto favorevole all’ingresso di un tetto alle emissioni, e all’iniziativa del Cap and Trade, ma
Nessuno può contemplare una situazione in cui gli obiettivi vengono raggiunti solo attraverso compensazioni pure.
I Paesi che non hanno fatto nulla finora (come l’Italia) sono dunque avvisati.
Fonte: [Reuters]