Da Nord a Sud, passando per il Centro e le Isole, in Italia si contano decine di spiagge a rischio crolli, con quanto ne consegue per l’incolumità di bagnanti e turisti. A portare l’attenzione sul problema l’associazione ambientalista Legambiente. Nello specifico il pericolo viene dalle pareti rocciose che protendono sul mare, che non sarebbero abbastanza stabili né tanto meno messe in sicurezza in più di un punto della costa italiana.
Abbiamo avuto un sentore di questa instabilità, fortunatamente senza gravi conseguenze, in occasione del terremoto che ha colpito le Eolie nei giorni scorsi, che ha provocato il crollo di massi a Valle Muria, a Lipari. Se è vero, come ha fatto notare il capo della protezione civile Guido Bertolaso, che alcuni divieti non erano stati rispettati dai bagnanti che si trovavano nella zona, è pur vero che si tratta di un problema diffuso, esteso a gran parte della penisola. Come fa notare Legambiente, i chilometri di spiagge a rischio frane vanno dalle Cinque Terre, in Liguria, all’Arcipelago pontino, ad Alghero, al Gargano, al Conero.
Come ha spiegato Sebastiano Venneri, vice-presidente dell’associazione ambientalista, sono a rischio tutte le spiagge con coste alte e scoscese:
le cosiddette falesie, particolarmente friabili per la loro origine calcarea. Ce ne sono ovunque in Italia, caratterizzata da un territorio estremamente fragile.
Nella classifica del rischio stilata da Legambiente troviamo soprattutto le spiagge del levante Ligure (le Cinque Terre), dell’Arcipelago Pontino a Ponza, Palmarola e Ventotene, le Eolie, alcuni tratti del litorale tirrenico della Calabria, dell’Adriatico sopra Otranto, in Puglia, ed il Gargano, Pantelleria ed in Sardegna Alghero e Capocaccia, oltre alle isole del Golfo di Napoli come Ischia, e alla costiera amalfitana e sorrentina.
Inoltre
i crolli minacciano tutti i promontori come ad esempio il Conero ed il monte Cofano nel trapanese.
Sotto accusa per un’Italia che frana ci sono, oltre alla naturale fragilità del territorio italiano, la cementificazione selvaggia, la scarsa manutenzione e prevenzione dei Comuni che intervengono, causa mancanza di fondi, solo in situazioni di emergenza, quando ormai è troppo tardi.
[Fonte: Ansa Ambiente&Energia]
Angela 1 Marzo 2017 il 3:14 am
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