Le aree in cui verranno costruiti i 4 o 5 impianti nucleari in Italia con ogni probabilità si conoscono già, ma non verranno resi noti prima delle elezioni regionali. E’ quanto si apprende dalla delibera di questa notte, in cui il Governo ha stabilito i criteri in base ai quali verranno costruite le centrali italiane.
Una decisione che riporta l’Italia molto indietro, a prima di Cernobyl e a prima di un referendum contro il nucleare, a cui l’Esecutivo non dà peso. Dopotutto non è un caso che abbiano deciso di secretare tutto fino alle elezioni: se avessero reso noto prima i siti, sicuramente in quelle Regioni le elezioni sarebbero state perse al 100%. Dopo il salto i criteri del più grande scandalo della storia italiana.
Il primo punto deve far capire in che situazione ci troviamo: i siti nucleari saranno “di interesse strategico nazionale“, il che significa che godranno di “speciali forme di vigilanza e protezione”. Tradotto significa che la costruzione, dalla prima pietra fino alla sua entrata in funzione, sarà presidiata dall’esercito, e chiunque si avvicinerà per protestare, verrà arrestato. Ma se, come dice Berlusconi, gli italiani vogliono il nucleare, che bisogno c’è di attuare delle forme di controllo così repressive?
I criteri adottati per la costruzione delle centrali sono, in primo luogo, le caratteristiche sismo-tettoniche (non ci dev’essere rischio terremoti), e già così il cerchio si restringe, visto che aree a rischio sismico nullo o quasi ce ne sono ben poche. Poi si analizzeranno la popolazione e i criteri socio-economici, e questo lascia intendere che per la maggior parte saranno costruiti al Sud, vendendosela con la scusa di “creare posti di lavoro”. Altre caratteristiche saranno qualità dell’aria, risorse idriche, fattori climatici, suolo e geologia, valore paesaggistico, valore architettonico-storico, accessibilità.
Ma cosa ci guadagnano i cittadini? A conti fatti nulla, anzi. Al costo di mettere a rischio la propria salute, i cittadini che ospiteranno le centrali nucleari potranno usufruire di sconti sulla bolletta elettrica e di sgravi su quella dei rifiuti urbani, Irpef, Irpeg e Ici; il comune invece guadagnerà 3/4.000 euro a Mw prodotto fino a 1.600, con un aggiunta del 20% per ogni Mw in più.
Gli altri italiani, quelli che abitano lontani dalle centrali, potranno scordarsi la “bolletta meno salata”. Per dare questi contribuiti cosiddetti “a pioggia” ai comuni che ospiteranno le centrali, e far spendere di meno chi ci abita, i soldi da qualche parte verranno presi, e questo significherà o che la bolletta di tutti gli altri sarà più salata, o che pagheranno più tasse. A meno che Berlusconi non voglia pagare di tasca propria, ma questo pare molto difficile.
L’Opposizione ovviamente è partita all’attacco, e l’Italia dei Valori ha già proposto un refendum nonappena verrà attivato l’iter per far costruire le centrali. Speriamo non ce ne sia bisogno e che tutto finisca in un nulla di fatto.