In un clima di polemica in cui diversi schieramenti di tutto il mondo si attaccano in una guerra di cifre sul costo da sostenere per l’energia futura, Greenpeace ha cercato di mettere dei paletti, e ha diffuso un rapporto di previsione di spesa mondiale se si decidesse di investire sulle rinnovabili, piuttosto che su altre forme di combustibili fossili.
Il rapporto “Energy [R]evolution 2008” mostra come fronteggiare i cambiamenti climatici attraverso una politica dell’energia pulita, senza costi eccessivi. Infatti si legge sul rapporto che entro il 2030, se si seguissero i parametri indicati da Greenpeace, il risparmio nel settore elettrico mondiale ammonterebbe a 18.700 miliardi di dollari.
A questi dati meramente economici vanno aggiunti i guadagni a livello di riscaldamento globale e di miglioramento dell’efficienza nei trasporti, il cui risparmio in termini monetari non è quantificabile, ma è altrettanto importante. Questa iniziativa va presa in considerazione prima di tutto per una tutela ai cittadini, che non possono stare continuamente sotto la spada di Damocle delle fluttuazioni del costo dell’energia (siamo passati dai 55 dollari al barile di petrolio nel 2007 al picco dei 140 della scorsa estate), con un conseguente svantaggio da parte degli utenti sulla bolletta. Investendo sulle energie rinnovabili, che non hanno costo, l’impatto della variabilità dei prezzi andrebbe a diminuire, fino anche a cessare in alcuni casi.
Per fare un esempio, Greenpeace calcola che il costo dell’energia elettrica dal carbone da qui al 2020 arriverà a costare 15.900 miliardi dollari (sempre su scala mondiale). La stessa cifra si potrebbe investirla nella costruzione di impianti ad energia rinnovabile, e risolvere una volta per tutte il problema del costo. E’ previsto che nei Paesi OCSE il costo degli impianti termoelettrici da qui al 2030 vada dagli 11 ai 14 mila miliardi di dollari, sul totale delle energie a disposizione. Se buona parte di essi (circa la metà si stima sul rapporto) fossero investiti nelle rinnovabili, il primo significativo effetto che avremmo sarebbe un incremento repentino dell’occupazione, dato che nei settori classici il mercato del lavoro è quasi completamente saturo, mentre per quanto riguarda le rinnovabili è ancora terreno fertile. Per fare un esempio, in Germania in cui le centrali nucleari sono ancora il perno portante della produzione energetica del Paese, il comparto del solare occupa più impiegati del nucleare, mentre quelli impiegati nell’eolico sono quasi il doppio di quelli del settore del carbone.
Secondo il Global Wind Energy Counsil, solo il comparto eolico sarebbe in grado di creare 2,1 milioni di posti di lavoro nel mondo entro il 2030, mentre il settore fotovoltaico ne creerebbe “solo” 2 milioni, ma entro il 2020. Con un investimento di circa 140 miliardi di dollari all’anno, si legge ancora sul rapporto, il risparmio annuo a livello mondiale sul costo dei combustibili fossili ammonterebbe a 750 miliardi di dollari, e solo per rimanere in termini economici. Ci sono ancora dubbi su cosa conviene investire?