Sono passati 11 mesi dal naufragio della Costa Concordia nei pressi dell’Isola del Giglio, ma ancora la nave è lì, intatta, che sembra quasi che si sia appisolata di fronte ad un’isola che, in teoria, dovrebbe essere protetta. L’unico lavoro che si è potuto svolgere finora è stato eliminare tutto il carburante dalla sua pancia, dato che una perdita avrebbe potuto produrre disastri incalcolabili. Ma per quanto riguarda l’eliminazione del relitto, è il caso di dirlo, siamo ancora in alto mare.
La soluzione definitiva ancora non c’è. In ballo ci sono la possibilità di “rimetterla in piedi”, e trasportarla in porto, oppure dividerla a metà o in tre parti e trascinarle via. Oggi il Ministro dell’Ambiente Corrado Clini è intervenuto per sollecitare la scelta di qualcuna di queste proposte perché la demolizione del relitto non può più essere rimandata. Sì perché dopo che per tutta l’estate la Concordia è rimasta incagliata di fronte all’isola, c’è il rischio che tra qualche mese la storia si ripeta.
Peraltro più tempo passa e più la situazione peggiora dato che la salsedine corrode vernici e metalli, facendo rilasciare in mare delle sostanze tossiche che uccidono pesci, piante ed interferiscono con la catena alimentare. Per questo ieri Clini ha scritto una lettera agli amministratori delegati di Costa Crociere Pierluigi Foschi e Michael Thamm, al capo della Protezione Civile Gabrielli ed al presidente della Regione Toscana Enrico Rossi per sollecitare qualche provvedimento.
I ritardi rispetto al cronoprogramma stabilito per la rimozione sono stati e restano fonte di preoccupazione […] La preoccupazione principale è quella relativa alle condizioni dello scafo e alle misure di sicurezza necessarie per garantire che la rimozione e il ricovero avvengano in condizione di sicurezza senza generare ulteriori rischi ed emergenze
chiede Clini, il quale, seppur velatamente, chiede di trovare una soluzione rapida al problema del porto in cui i resti della nave dovranno essere demoliti, visto che tra i vari ritardi tipici delle emergenze italiane, ci si mette anche la “rivalità” tra diversi porti che vogliono ottenere il lavoro di demolizione della nave. Non sembra questo davvero il momento di mettersi a discutere.
[Fonte: Corriere della Sera]
Photo Credits | Getty Images
Phyllisheelo 12 Febbraio 2017 il 12:47 am
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