Una proposta per salvare il pianeta dal riscaldamento globale, iniettando particelle che intercettano la luce del sole, avrebbe l’involontario (e ironico) effetto di rendere un fonte di energia alternativa, l’energia solare, meno efficace. E’ quanto sottolinea un nuovo studio di alcuni ingegneri ambientali americani.
La “geoingegneria” è stata proposta per ridurre il riscaldamento del pianeta dovuto all’accumulazione di gas ad effetto serra nell’atmosfera. Uno di questi prende spunto da osservazioni degli effetti delle grandi eruzioni vulcaniche sul clima globale. Ad esempio, quando nelle Filippine il monte Pinatubo eruttò nel 1991, si accumulò vertiginosamente una gran quantità di cenere vulcanica e gas nell’atmosfera. Alcuni di questi “coriandoli vulcanici” hanno oscillato nella stratosfera, e hanno causato l’abbassamento della temperatura della superficie globale di quasi un grado Fahrenheit (o mezzo grado Celsius) due anni dopo.
Le particelle provocano l’assorbimento del raffreddamento per riflettere e disperdere i raggi solari, rinviandoli indietro verso lo spazio. Alcuni scienziati hanno proposto che le particelle di zolfo possano essere artificialmente iniettate nell’atmosfera per causare un raffreddamento che compenserebbe il riscaldamento causato dal biossido di carbonio e altri gas a effetto serra. Diversi problemi con questa proposta sono stati individuati, tra cui la necessità di iniettare continuamente le particelle e il potenziale per le piogge acide, causato dallo zolfo che risucchia l’acqua nell’atmosfera.
Il nuovo studio, condotto dalla National Oceanic Atmospheric Administration e pubblicato sulla rivista Environmental Science & Technology, ha trovato un altro piccolo problemino: la quantità di luce solare disponibile per gli impianti solari sarebbe ridotta. L’autore dello studio, Daniel Murphy, ha rilevato che le particelle nella stratosfera hanno effettivamente le potenzialità per ridurre la quantità e modificare la natura della luce del sole che colpisce la Terra. Sebbene una parte della luce solare in entrata rimbalza indietro verso lo spazio (effetto di raffreddamento), un importo molto più grande diventa diffuso, la luce.
In media, per ogni watt di particelle che riflettono la luce del sole, altri 3 watt in meno di luce solare vengono convertiti o diffusi. La grande potenza generatrice degli impianti solari dipende esclusivamente dalla luce diretta del sole e non può utilizzare la luce diffusa.
Murphy ha registrato il cambiamento del tipo di luce prima e dopo l’eruzione del Pinatubo: dopo l’eruzione il picco di potenza elettrica solare è sceso fino ad un massimo del 20%, anche se lo strato di particelle proveniente dall’eruzione era meno del 3%.
Fonte: [Livescience]
Dyan 1 Marzo 2017 il 3:06 am
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