Se lo scorso anno gli accordi di Parigi sul clima furono definiti storici, alla COP22 si registrano solo piccoli passi in avanti. Il 2016 anno record per la temperatura media sulla Terra.
Lo scorso anno l’accordo sul clima di Parigi fu definito da più parti come storico. A quasi 12 mesi di distanza i negoziati della XXII Conferenza delle Parti dell’UNFCCC (COP22) difficilmente potranno essere classificati allo stesso modo. La conferenza di Marrakech in Marocco è stata una occasione per rodare gli accordi di Parigi e ribadirne gli obiettivi a medio e lungo termine. Rispetto agli equilibri della COP21 molto però è già cambiato in termini politici con l’incognita del nuovo corso della politica statunitense. Intanto gli attesi dati del WMO confermano che anche il 2016 è destinato a segnare nuovi record negativi per il riscaldamento climatico.
Cosa è stato deciso alla COP22
Alla COP22 hanno partecipato i rappresentati di 196 paesi ma anche numerose organizzazioni non governative. Il dato di fondo emerso nei lavori della conferenza di Marrakech è la sostanziale conferma degli accordi di Parigi sul cambiamento climatico che da più parti sono definiti come un percorso irreversibile. L’attenzione in particolare si è centrata sui due pilastri dell’accordo: la riduzione delle emissioni per contenere l’entità del riscaldamento climatico e l’istituzione di un fondo da almeno 100 miliardi di dollari destinato ad affrontare i rischi derivanti dal cambiamento climatico.
Un programma operativo per l’adozione degli accordi di Parigi è stato annunciato entro il 2018. Da questo strumento dipenderà l’effettiva implementazione degli impegni alla riduzione delle emissioni che rappresentano la chiave di volta degli accordi raggiunti alla COP21. Allo stesso tempo a Marrakech è stato ribadita anche la necessità di ingenti investimenti per affrontare il cambiamento climatico. Un fondo internazionale per ora solo sulla carta dovrà raccogliere entro il 2020 la cifra di 100 miliardi di dollari. Anche l’operatività di questo strumento è stata pianificata a partire dal 2017.
Il generale consenso che ruota intorno all’accordo di Parigi è stato sottolineato dall’elevato numero di paesi che hanno già provveduto alla sua ratifica. Alla COP22 si è arrivati con circa 110 ratifiche rappresentative di più della metà dei paesi sottoscrittori. L’Italia con il doppio passaggio alla Camera ed al Senato ha ratificato l’accordo di Parigi alla fine dello scorso ottobre.
Alla COP22 di Marrakech si è arrivati con l’accordo di Parigi già operativo. Il trattato internazionale si è infatti attivato lo scorso 4 novembre nella prima data utile per la sua applicazione. In quell’occasione erano già state raggiunte le due condizioni necessarie per l’entrata in vigore: ratifica da almeno 55 paesi rappresentativi di almeno il 55% delle emissioni globali. A questo risultato hanno contribuito le adesioni di peso arrivate da Stati Uniti, Cina ed India.
WMO, il 2016 anno record per le temperature
Per sostenere il dibattito a Marrakech, l’Organizzazione Meteorologica Mondiale (World Meteorological Organization – WMO) ha inviato alla COP22 due rapporti sullo stato del clima. Il primo riguardava i livello di concentrazione della CO2 nell’atmosfera e ne abbiamo parlato diffusamente nell’articolo “CO2 a livelli record, superate stabilmente le 400 ppm“. Il secondo è invece uno studio preliminare sullo stato della temperatura sulla Terra nel 2016.
Secondo il WMO il 2016 è destinato ad essere l’anno più caldo della storia recente battendo i record già registrati nel 2015 e nel 2014. L’organizzazione ha calcolato che tra gennaio e settembre la temperatura media sulla Terra è stata di 1,2°C superiore all’era pre-industriale. Si tratta di un valore molto prossimo al livello massimo previsto dagli accordi di Parigi fissato in 1,5°C o in subordine a 2°C. Rispetto al periodo di riferimento 1961-1990 l’incremento delle temperature è stato di 0,88°C. La distribuzione di questo incremento non è uniforme ed in particolare incrementi fino a 6-7°C sono stati registrati in alcune regioni nel nord dell’emisfero boreale.
Il WMO ha anche ricordato che tra novembre 2014 e febbraio 2016 il livello dei mari è salito di ben 15 mm. Tale valore innescato anche da El Niño è decisamente superiore alla media di 3-3,5 mm annui registrata dal 1993 in poi. L’estensione dei ghiacci artici ha segnato a settembre il valore minimo dal 2012.
Accordi sul clima ed USA
Ai lavori della COP22 di Marrakech si è giunti con un profondo cambiamento nella politica internazionale. La vittoria di Donald Trump alle elezioni presidenziali degli Stati Uniti d’America potrebbe infatti innescare una revisione delle politiche ambientali della prima economia del mondo. Come ricorda un articolo de Il Post, le posizioni di Trump sono state molto critiche rispetto alle teorie sul cambiamento climatico ed alle politiche per le energie verdi.
Una posizione più defilata degli USA potrebbe assestare un duro colpo all’applicazione degli accordi di Parigi innescando un progressivo disimpegno anche di molte altre nazioni. È comunque ancora prematuro valutare questi eventuali scenari. Alla COP22 la delegazione statunitense ha per ora ribadito il proprio impegno.
COP23 presieduta dalle Fiji
Chiusi i lavori della COP22 già si guarda agli eventi futuri. La XXIII Conferenza delle Parti dell’UNFCCC (COP23) sarà presieduta dalle isola Fiji ma sarà fisicamente organizzata in Germania, a Bonn. La scelta delle Fiji come paese guida della conferenza vuole essere un chiaro messaggio simbolico. Isole ed arcipelaghi sono infatti tra i territori più esposti agli effetti negativi del cambiamento climatico.
I lavori della COP23 sono attualmente programmati tra il 6 ed il 17 novembre 2017 e saranno preceduti da una sessione preliminare a maggio.
Photo Credits | cop22.ma