La Camera ha approvato una nuova legge sul consumo del suolo che punta con decisione al riuso delle aree già edificate. Il testo della legge passa ora al Senato.
Lo scorso 12 maggio la Camera dei deputati ha approvato il testo di una nuova legge sul consumo del suolo che ha come obiettivo quello di regolamentare la materia secondo nuovi criteri. Il provvedimento delinea un percorso di lungo termine per la riduzione del consumo di nuovo suolo in accordo con gli obiettivi europei che ne prevedono l’azzeramento entro il 2050. Nella norma è inoltre definito un contesto favorevole al riuso ed alla valorizzazione del suolo già edificato. Il testo dovrà comunque essere approvato anche dal Senato.
Nuove regole per il consumo del suolo
Il disegno di legge “Contenimento del consumo del suolo e riuso del suolo edificato” è stato presentato ufficialmente ad inizio 2014 e la sua approvazione ha richiesto quindi più di due anni. In questo arco temporale il testo base definito dal Governo è stato integrato nelle commissioni competenti e nelle discussioni in aula fino ad assumere la forma attuale che dovrà ora essere discussa in Senato. Cardine delle legge è il riconoscimento del suolo come bene comune e contemporaneamente risorsa non rinnovabile. Una condizione che, spiega il sito dei deputati del Partito Democratico, richiede nuove forme di tutela. Vediamo quindi quali sono le novità fondamentali di cui il disegno di legge prevede l’introduzione:
- Riduzione del consumo di suolo: il disegno di legge definisce un percorso di progressiva riduzione del consumo del suolo da concordare anche il coinvolgimento degli enti locali. Obiettivo di lungo termine è quello di azzerare l’edificazione di nuovo suolo entro il 2050 aderendo in questo modo agli obiettivi stabiliti dalla Commissione Europea. Le nuove regole riguardano soprattutto le aree urbane mentre ne restano sostanzialmente escluse le opere strategiche o di interesse nazionale. Come conseguenza di questa impostazione arriva anche una maggiore tutela dei suoli a destinazione agricola che soprattutto ai margini delle aree urbane hanno storicamente sofferto la concorrenza dell’uso edificatorio.
- Riuso delle aree edificate: la norma approvata dalla Camera introduce un principio di grande portata nella gestione urbanistica del territorio. Gli strumenti urbanistici dei comuni infatti dovranno privilegiare il recupero ed il riuso delle aree già edificate che risultino abbondante o inutilizzate. Obiettivo delle legge è quello di favorire la riqualificazione delle aree edificate ed incentivare un miglior utilizzo degli spazi. Sono anche previsti meccanismi di tutela che scatteranno per quelle amministrazioni che non adegueranno i propri strumenti urbanistici alle previsioni della legge.
- Limiti al cambio di destinazione per i terreni agricoli: Il disegno di leggere sul consumo del suolo stabilisce nuovi vincoli anche per quei terreni agricoli per i quali siano stati erogati aiuti di Stato o finanziamenti europei. In questi casi per almeno 5 anni dalla data dell’ultima erogazione per questi terreni non sarà possibile modificare la destinazione d’uso.
- Incentivi: Sono infine previsti misure di incentivazione che attribuiscono una priorità nella concessione di finanziamenti statali e regionali ai piani di rigenerazione urbana. Similmente a questo canale privilegiato potranno accedere anche i privati interessati a realizzare opere di recupero di edifici e infrastrutture.
Le norme urbanistiche vigenti in Italia sono attualmente caratterizzate da una forte disomogeneità frutto di un percorso storicamente travagliato. Il disegno di legge “Contenimento del consumo del suolo e riuso del suolo edificato” pur non intervenendo direttamente sul quadro normativo, introduce una serie di nuovi criteri generali validi per tutto il territorio e definisce una più precisa politica di indirizzo per gli enti locali. Un tentativo per sostenere la valorizzazione del patrimonio edilizio esistente ed al tempo stesso condurre ad un uso più razionale del suolo.
I dati ISPRA sul consumo del suolo
Il rapporto “Il consumo di suolo in Italia” redatto dall’ISPRA rappresenta uno dei documenti più organici e aggiornati sul consumo del suolo in tutta Italia. L’edizione 2015 è stata pubblicata esattamente un anno ed è stata redatta elaborando una grande mole di dati incluse ortofoto aggiornate del territorio. Uno dei primi dati che colpisce del rapporto è la notevole crescita nel consumo del suolo che ha accompagnato la storie recente del Paese.
Negli anni 50 si stima che il suolo consumato rappresentasse solo il 2,7% del territorio nazionale con una estensione di 8.100 kmq. Già nel 1989 la percentuale di suolo consumato era salita al 5,1% del territorio pari ad una estensione di 15.300 kmq. I dati più recenti relativi al 2014 vedono la porzione di suolo consumata salita ancora fino al 7% con una estensione pari a 21.000 kmq. A fronte di questi dati nazionali si stima che in alcune regioni come Veneto e Lombardia sia stata già raggiunta la soglia del 10%. Il rapporto ISPRA spiega anche che l’impatto del consumo del suolo non si limita alla sola superficie occupata ma genera effetti diretti o indiretti su aree vicine o comunque legate allo stesso ecosistema. Utilizzando un modello di questo tipo si stima che il 54,9% della superficie nazionale è alterata dal consumo del suolo.
Va in questo senso osservato che l’uso del suolo è strettamente correlato al rischio idrogeologico come emerge anche da rapporto sul dissesto idrogeologico redatto proprio dall’ISPRA. Se infatti alcuni fattori di rischio sono intrinsecamente legati al territorio, altri sono conseguenza dell’azione umana che altera l’equilibrio dell’ecosistema. Si pensi in tal senso alla impermeabilizzazione dei suoli conseguente alla cementificazione del territorio che impedisce un efficace assorbimento delle acque meteoriche.
Photo Credits | ISPRA
alessia 3 Febbraio 2017 il 3:14 pm
2050? Troppo tardi come sempre!