Il mercato dei videogiochi è uno dei pochi a non risentire della crisi e a crescere in modo costante. Si calcola infatti che entro il 2023 raggiungerà un giro d’affari di oltre 45 miliardi di euro.
Le console da videogioco sono parte di questo mercato. Dai tempi ormai lontani delle prime generazioni di console casalinghe (Magnovox Odissey, Atari 2600, Intellivision) alla guerra tra Sega e Nintendo, fino all’esplosione della Playstation, tanti ragazzi e adulti hanno passato ore e ore a sconfiggere mostri, combattere avversari a colpi di kung fu, segnare gol con i propri idoli calcistici e guidare per strade di città americane riprodotte alla perfezione sullo schermo della propria televisione.
Oggi, il mercato delle console è in mano a Sony, che si appresta a lanciare la Playstation 5, a Microsoft con la sua serie di Xbox e all’immortale Nintendo. Ma console a parte, oggi i videogiocatori di tutte le età possono contare su una proposta praticamente infinita: giochi online multiplayer, retrogaming, giochi per smartphone e, per gli appassionati, giochi da casinò online. Un mondo vastissimo e sfaccettato, che offre un paradiso di contenuti di ogni tipo, per ogni gusto ed esigenza videoludica.
Tuttavia, una tale offerta di console e giochi non può non aver conseguenze sull’ambiente: produrre console costa risorse, giocare ai videogiochi per ore costa risorse.
E a tal proposito, uno studio chiamato Console Carbon Footprint ha messo in luce i consumi delle console, rilevando due problemi di fondo: la produzione di copie fisiche dei giochi e la scarsa sostenibilità energetica delle console.
Lo studio ha evidenziato come la produzione di videogiochi “fisici” arrivi a produrre emissioni di CO2 addirittura cento volte più elevati rispetto alle copie digitali, giungendo alla conclusione che i videogiocatori potrebbero ridurre il proprio impatto sull’ambiente in maniera drastica semplicemente scegliendo di scaricare il gioco piuttosto che acquistarlo nella versione fisica.
Lo stesso studio ha puntato l’indice, se così vogliamo dire, contro uno dei videogiochi sportivi più famosi e amati al mondo, FIFA 2020: pare infatti che sia stato proprio il titolo di punta di EA Sports ad aggiudicarsi il ben poco prestigioso titolo di videogioco più inquinante del 2019, causando una emissione globale di CO2 pari a quella di circa 262 milioni di cicli di ricarica di uno smartphone.
A questo si aggiungono altri due aspetti: in primis, la necessità di tenere accesa la console – e di conseguenza la televisione, il modem e tutto ciò che serve per giocare – per moltissime ore per arrivare alla conclusione di un gioco. Assassin’s Creed Odyssey, per esempio, necessiterebbe di oltre 40 ore di gioco per essere completato.
In secondo luogo, i consumi energetici delle console in sé, non certo contenuti. Per esempio, la PS4 rappresenta a tutti gli effetti uno tra i device più famelici della casa. Per giocare con la console di casa Sony, infatti, si sfruttano circa 137 W. Non è da meno la controparte Xbox One, che utilizza circa 122 W di energia. Va un po’ meglio con la Wii U della Nintendo, che ha bisogno di 34 W.
Non aiuta la situazione neppure l’abitudine a lasciare le console in stand-by tra una partita e l’altra.
Le aziende videoludiche, in ogni caso, si stanno muovendo. Lo scorso settembre, durante lo United Nations Climate Summit, la Microsoft, nella persona di Lucas Joppa, ha comunicato che avvierà la produzione di 825mila Xbox certificate come carbon neutral, ossia a impatto zero in tutta la sua catena produttiva. Anche i rivali della Sony hanno promesso di ridurre i consumi delle proprie console, a partire dalla Playstation 5, che presto invaderà le case di milioni di persone in tutto il mondo.
Insomma, sebbene non si possa dare la colpa ai videogiocatori dei cambiamenti climatici, è pur vero che ognuno di noi, col suo comportamento, nel suo piccolo può far qualcosa. E data l’importanza del risparmio energetico nel mondo contemporaneo, vista la grave situazione in cui versa la nostra terra, è bene che anche gli appassionati di videogiochi – e, soprattutto, le case videoludiche – facciano la propria parte.