L’obiettivo principale del congresso di Durban era quello di estendere il Protocollo di Kyoto, in scadenza nel 2012, a quanti più Paesi possibile, e portarlo fino al 2020, magari con obiettivi un po’ più audaci. Ma se già il primo Protocollo è stato un semi-fallimento, questo che convenzionalmente è stato soprannominato Kyoto-2 è destinato a nascere già morto.
Secondo le prime notizie che ci giungono da Durban, la città sudafricana in cui i Ministri dell’Ambiente di tutto il mondo si stanno incontrando per cercare una soluzione al problema del riscaldamento globale, gli Stati Uniti sarebbero in prima fila nel folto gruppo di nazioni che vorrebbero far saltare il banco. E non si tratterebbe di indiscrezioni, ma di notizie confermate. A parlare è la presidente del Centre for Climate and Energy Solutions, uno dei centri di ricerca ambientale più rispettati degli States, la quale ha ammesso di non avere la minima speranza che i 192 Paesi riuniti a Durban possano trovare un accordo.
Questo sospetto viene prima di tutto per motivi politici. Il fulcro della questione è che gli Stati Uniti, che non avevano firmato nemmeno il primo protocollo, non hanno alcuna intenzione di firmare questo secondo se anche India e Cina non si adegueranno. Il problema è che, a parte il fatto che questi due Paesi hanno detto che non lo farebbero mai, ma essendo considerate economie emergenti, in ogni caso un Kyoto-2 dovrebbe prevedere delle agevolazioni per loro, un trattamento diverso che ai consiglieri di Obama non piace affatto. E così le parole di Todd Stern, responsabile delle politiche climatiche per gli Stati Uniti, rilasciate la scorsa settimana:
Kyoto non rientra nei nostri piani
trovano conferma. A questo si aggiunge il diniego da parte di Giappone, Canada e Russia di prolungare l’accordo nonostante avessero ratificato quello precedente. Insomma, arrivati a questo punto il mondo è spaccato a metà. L’Europa (seppur con qualche distinguo), Australia e i Paesi africani vogliono il Kyoto-2, Giappone, Canada e Russia, ma anche Brasile e qualche altro Paese forte inquinatore no, a meno che non firmino anche gli Usa; gli Stati Uniti dicono di no, a meno che non lo facciano anche India e Cina. Sembra un po’ la fotocopia dell’attuale situazione mondiale dell’economia: siamo ai piedi della Cina, ed il colosso asiatico sembra sul punto di schiacciarci.
Derick 1 Marzo 2017 il 2:18 am
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