Buone notizie da Durban dove pare che proprio in extremis si possa trovare un accordo. Dopo che ieri l’India si era detta disponibile a trattare, oggi apre al discorso emissioni persino la Cina, l’unico Paese che finora era rimasto rigido sulle sue posizioni, tirandosi dietro il terzo Paese più inquinante tra quelli in via di sviluppo, e cioè il Brasile. Il piano al 2020 proposto dall’UE piace, anche se la Cina non può accettarlo in toto. Ed infatti per aderirvi ha posto delle condizioni.
La prima, quella fondamentale, è sempre la stessa: che tutte le nazioni sviluppate aderiscano al trattato (chiaro messaggio agli Stati Uniti).
Ogni Paese si deve impegnare negli obblighi e responsabilità in base alle proprie capacità. Ai cinesi farebbe piacerebbe prendere parte a questo [trattato]. La Cina vorrebbe far parte di un documento legale
ha annunciato Xie Zhenhua, capo della delegazione cinese. La seconda condizione, suggerita dal Brasile, è che i Paesi industrializzati accettino dei limiti giuridicamente vincolanti, mentre quelli in via di sviluppo solo degli obiettivi. Ciò significa che ad esempio se l’Europa deve assolutamente raggiungere il taglio del 20% delle emissioni al 2020 per legge, lo stesso obiettivo dev’essere posto per Paesi come Cina e Brasile, ma non per legge, nel senso che loro puntano a raggiungerlo, se poi non ce la fanno…pazienza.
Infine i due Paesi fino a ieri recalcitranti prospettano un prolungamento del protocollo di Kyoto, e forse proprio questo terzo punto è il più delicato visto che si rischia di far saltare il banco dopo che Canada, Russia e Giappone hanno dichiarato di non volerne sapere di rinnovarlo. La mossa è semplice ed è politica: uscire da sotto i riflettori che facevano passare questi Paesi per i “cattivi” della situazione, e mettere gli Stati Uniti in una situazione di imbarazzo dato che, per come si è messa la partita, se non si dovesse trovare un accordo alla fine la colpa sarebbe tutta la loro. L’Europa intanto ha chiaramente assunto il ruolo di guida nei trattati, ha dichiarato che oltre 100 Paesi vogliono ratificare un accordo ed anche se alla fine non avremo tutti gli stessi parametri, l’obiettivo dev’essere comune, e cioè mantenerci al di sotto dei due gradi di innalzamento delle temperature. Ce la faremo? Difficile ma non impossibile.
[Fonte: The Guardian]
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