Dopo le dichiarazioni di intenti di Obama e della Cina, dopo che anche l’Europa si era mossa e aveva proposto una bozza di discussione, tutto sembrava volgere per il verso giusto. Ma siccome non c’è summit che si rispetti senza qualcuno che remi contro, ecco che interviene l’India, uno dei maggiori inquinatori mondiali, a bloccare tutti i facili entusiasmi.
L’intervento del secondo più grande Stato asiatico è arrivato dopo la proposta del Governo danese di porre dei paletti alle emissioni. In breve l’India non è d’accordo con i vincoli stretti, e ha posto 4 condizioni per poter aderire all’accordo che (si spera) potrà uscire alla fine del vertice di Copenaghen:
- Il vincolo alla riduzione delle emissioni deve valere solo per i Paesi industrializzati e non per tutti;
- Nessun controllo internazionale senza aiuti economici;
- Nessuna data per il picco previsto delle emissioni;
- Nessuna barriera economica sullo scambio di merci inquinanti nei Paesi in via di sviluppo.
Se da una parte alcune richieste indiane sembrano ragionevoli, dall’altra sono talmente esagerate che anche alcuni Paesi poveri potrebbero non essere d’accordo.
Una delle tante richieste irragionevoli riguarda lo stanziamento per far adeguare i Paesi in via di sviluppo alle tecnologie pulite. La richiesta indiana è di un fondo totale di 400 miliardi di dollari all’anno. Si tratta di cifre mostruose che nessun Paese serio al mondo prenderebbe sul serio. Probabilmente non le prende nemmeno la stessa India, ma sono una base di partenza per un negoziato che si spera sia al rialzo, visto che la proposta dell’Europa è di “solo” 10-12 miliardi l’anno.
In secondo luogo, e su questo si può essere d’accordo, l’India non vuole vincoli temporali, e per quanto riguarda i Paesi poveri è comprensibile. Il futuro in quelle terre è troppo incerto per porre paletti troppo stretti, e dopotutto è anche quello che ha lasciato intendere la stessa Cina, la quale ha detto che “farà quel che può”, cioè cercherà di ridurre le emissioni, però senza obblighi. Dopotutto questa posizione potrà essere sottoscritta anche dagli altri grandi Paesi fortemente inquinanti ma ancora poveri come Brasile e Sudafrica, ma a differenza dell’India, questi due stanno prendendo altri accordi di riduzione delle emissioni, che lo Stato asiatico ha finora sempre rifiutato. Insomma, il congresso di Copenaghen, ad una settimana dalla sua apertura, si dimostra in salita, ma nessuno sperava che fosse facile.
Fonte: [Repubblica]