L’ufficio delle Nazioni Unite che si occupa di gestire i negoziati in vista di un nuovo patto internazionale sul clima, nella giornata di ieri (sabato 4 dicembre) ha rilasciato dei documenti di diversi progetti da prendere in esame per la settimana finale della conferenza. Uno era una bozza di un accordo incentrato su una “visione comune a lungo termine per la cooperazione”, focalizzata su una notevole intensificazione degli sforzi per aumentare la resistenza agli shock climatici, in particolare nei Paesi più poveri e vulnerabili, e per ridurre le emissioni di gas serra.
Peccato che tale bozza contenga molti aspetti provvisori. Una dichiarazione fatta il giorno precedente da Christiana Figueres, responsabile dei trattati per le Nazioni Unite, riassume perfettamente l’atteggiamento nelle sale conferenza:
Onestamente, non si è fatto un lavoro perfetto qui, ok? Nulla di ciò che ci accingiamo a fare a Cancun potrà essere perfetto. Non vi aspettate la perfezione. Niente potrà essere molto ambizioso. Niente. Tutto qui serve per fare un passo, e tutto sta sembrando insufficiente. Ma è il meglio che questo gruppo di persone in queste circostanze, con questi vincoli politici, in questo contesto economico, può fare per il momento. E’ non appena questo finirà che dobbiamo iniziare a spingere per il passaggio successivo. E così che va. Ma ognuno di noi qui ha la responsabilità morale di fare il meglio in assoluto che si possa fare in questo momento, in queste circostanze.
In uno dei testi presi in esame, il rapporto 2007 dell’IPCC, si legge in una descrizione sui cambiamenti climatici dovuti dall’uomo:
Riconosciamo che il riscaldamento del sistema climatico, come conseguenza delle attività umane, è inequivocabile, come valutato dal Gruppo intergovernativo sui cambiamenti climatici nella sua quarta relazione di valutazione.
Alcuni hanno messo in discussione questa tesi, affermando che l’unica conclusione a cui il pannello sul clima era giunto è che viene definito “inequivocabile” solo il fatto che il clima si fosse riscaldato, e non che la colpa fosse attribuibile all’uomo. Secondo una tesi molto diffusa infatti, la maggior parte dell’aumento osservato delle temperature medie globali dalla metà del 20° secolo è molto probabilmente dovuto all’aumento osservato delle concentrazioni di gas serra. Sarà da qui che domani ripartiranno i colloqui, perché il riconoscimento o meno della responsabilità dell’uomo sul riscaldamento globale potrebbe spostare, e non di poco, l’ago della bilancia di una decisione intergovernativa storica.
[Fonte: New York Times]
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