Mentre a Cancun i colloqui sul clima entrano nel vivo, nella giornata di ieri l’attenzione si è spostata su quei Paesi che possono fare la differenza. E tra questi c’era anche l’Italia. Interrogata sul nodo principale della questione, il prolungamento del protocollo di Kyoto, il Ministro Stefania Prestigiacomo ha ribadito il solito concetto che anche altri Paesi hanno espresso: siamo disponibili a prolungare l’accordo se lo faranno anche altri. Ma stavolta il ministro dell’Ambiente italiano ha voluto precisare meglio la sua posizione:
la proposta avanzata dal ministro inglese di approvare un secondo periodo di Kyoto senza numeri non è casuale e va approfondita. L’obiettivo non è quello di arrivare ad un testo finale dove ci siano i numeri, ma di porre l’architettura generale dell’accordo.
La dichiarazione però lascia qualche perplessità, come ad esempio i dubbi dei Paesi asiatici che non vogliono impegnarsi se l’Occidente non “dà i numeri”, mentre qui continua a regnare la confusione tra chi vuole regole precise ed altri che preferiscono un impegno generico.
Ma l’Italia ieri è stata protagonista anche in un altro campo, che è quello delle rinnovabili. In particolare l’organizzazione non governativa Pew Charitable Trusts ha presentato il suo rapporto sul futuro delle rinnovabili, indicando il nostro Paese come uno dei più importanti, sulla scena internazionale, per l’evoluzione della tecnologia, e addirittura il più importante per quanto riguarda il settore del solare. Secondo l’organizzazione, l’Italia dovrebbe raggiungere la parità di prezzo tra energia fotovoltaica ed energie provenienti dai combustibili fossili, entro pochi anni, con delle direttive da applicare immediatamente nel 2011 come la riduzione delle tariffe del conto energia ed un investimento in infrastrutture nel settore che dovrebbero ammontare a 90 miliardi di dollari nei prossimi 10 anni.
Peccato che sia il Pew Charitable Trusts che Bloomberg, che hanno fatto i conti in tasca all’Italia, non tengano conto del fatto che per prendere queste decisioni, ci vorrebbe un Governo che sia attento al settore delle rinnovabili, e non uno che guardi al nucleare come unico futuro per l’energia.
Tornando a Cancun, nei colloqui di ieri, oltre ai soliti richiami alla responsabilità per i Paesi che non vogliono prolungare gli accordi di Kyoto, si è parlato anche di istituire un fondo per combattere la deforestazione che dovrà essere pronto entro il 2012 e dovrà ammontare a 5-6 miliardi di dollari. In questo modo si calcola che, tra operazioni di riforestazione e blocco del taglio degli alberi, la CO2 dovrebbe essere ridotta del 40-50% entro il 2050, nell’ottica dell’obiettivo iniziale che era quello di mantenere l’incremento delle temperature sotto i due gradi centigradi.