Berlusconi alla fine (forse) ce l’ha fatta. Pare che mentre il Ministro degli Esteri Frattini parlava alla conferenza sul clima di Bruxelles, il presidente francese Sarkozy si sia avvicinato al Premier italiano, e gli abbia sussurrato sottovoce che l’avrebbe accontentato. Una confidenza non ufficiale, subito sbandierata ai quattro venti, tanto che Berlusconi, appena avuta la notizia, è corso dai giornalisti dicendo
“Si va verso un compromesso, stiamo ottenendo tutto ciò che abbiamo chiesto”.
La minaccia (ridicola, visto che non prevista) di porre il veto ha convinto il presidente francese che forse era il caso di aiutare le industrie in difficoltà, ma più che altro sembra che ciò non sia stato fatto per accontentare solo Berlusconi, ma perchè schierati con lui c’erano Angela Merkel, Cancelliere tedesco, e la Polonia, insieme agli altri Paesi dell’ex blocco sovietico, i quali avevano bisogno di troppi aiuti per poter accettare il trattato senza battere ciglio. Ma anche lo stesso Cavaliere ha esagerato. Infatti non è completamente vero ciò che ha detto.
Cerchiamo allora di capire quali erano tutte queste cose che il Governo italiano chiedeva. In primis, esonerare i settori a rischio delocalizzazione o concorrenza straniera come il manufatturiero, l’industria della carta, del vetro e del cemento, i quali non dovevano essere coinvolti dal tetto di emissioni imposto dall’Unione Europea. Successivamente le richieste si sono concentrate sulla cosiddetta “Borsa dell’inquinamento“, in cui ogni settore si ritrovava a dover gestire una sorta di titoli, da comprare o da vendere, per avere il diritto ad inquinare. La richiesta italiana era di portare dal 10 al 5% il limite entro il quale si poteva aumentare il loro valore sull’esposizione alla concorrenza straniera, e dal 30 al 15% il costo delle emissioni.
Di tutte queste richieste pare che la bozza definitiva francese non contenga nulla di questo secondo punto richiesto dall’Italia, ma pare accontentarla solo sull’esonero di alcuni settori dell’industria a rischio, ma non su tutti. Per ora è quasi ufficiale che ad essere esclusa dal limite di emissioni di CO2 sia soltanto l’industria manufatturiera, e buone speranze ci sono per quella del vetro. Per il resto bisognerà aspettare la stesura definitiva, ma difficilmente anche le altre verranno salvate. Ciò che invece è già ufficiale è il passaggio dal 10 al 12% dei ricavi della Borsa dell’inquinamento destinati ai Paesi dell’Est, i quali serviranno ad ammodernare le industrie e renderle meno dipendenti dal carbone. La Lituania ha già accettato di abbandonare i progetti nucleari per intraprendere la via delle energie rinnovabili, mentre la Bulgaria ha deciso di cominciare a convertire alcune sue centrali nucleari in altre ad energia pulita.
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