Conferenza Stato-Regioni: le amministrazioni locali chiedono aiuti per le rinnovabili

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rinnovabili

Il recente richiamo all’attenzione sul nucleare e i recenti tagli agli incentivi sul Conto Energia stanno facendo arrabbiare non poco le amministrazioni locali e le aziende che si occupano di rinnovabili, senza parlare degli ambientalisti e dei comuni cittadini. Per questo, quando domani comincerà la Conferenza unificata Stato-Regioni, sarà molto alta l’attenzione nel momento in cui verrà toccato l’argomento.

Gli incentivi alle rinnovabili sono ciò che è maggiormente richiesto, in special modo dopo il taglio reso ufficiale il mese scorso, e per questo alcune aziende, anche internazionali, impiegate in tale campo, si aspettano molto dal Governo, specialmente in un momento di crisi economica come questo. L’appello lanciato da Andrea Fontana, amministratore delegato per l’Italia di Fotowatio Renewable Ventures, che ritroverete dopo il salto, rispecchia un po’ le richieste di tutti gli addetti del settore, ma anche quello delle amministrazioni locali a cui si chiede di diminuire l’inquinamento, ma non vengono forniti i mezzi per farlo.

Ritengo auspicabile una posizione chiara e netta del Governo rispetto al nuovo Conto Energia: il comparto del fotovoltaico necessita di una normativa con un orizzonte temporale di medio – lungo termine, adeguato ai tempi di progettazione e costruzione degli impianti. Solo così si dà alle banche la certezza necessaria per sostenere gli investimenti ad alta intensità di capitale richiesti. Senza una garanzia di continuità è molto difficile che si formi una solida industria italiana del settore, e rischiamo di rinunciare a uno dei pochi comparti ad alto potenziale di crescita in questa difficile congiuntura.

L’obiettivo europeo è di arrivare al 2020 con un taglio del 20% delle emissioni rispetto al 1990, quando almeno il 17% dell’energia prodotta da ogni singolo Paese dovrà provenire da fonti rinnovabili. Ma certo è che diminuendo gli incentivi, sarà complicato raggiungere tale obiettivo, costringendo in questo modo gli italiani a rimanere dipendenti sempre dal petrolio, dal gas, e tra un decennio anche dal nucleare.

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