Presentato alla conferenza ONU di Lima del 2014 il CCPI 2015, il nuovo rapporto Germanwatch con il Climate Change Performance Index contenente una gran mole di interessantissimi dati sui cambiamenti climatici e cosa stanno effettivamente facendo le varie nazioni del mondo per contrastarli. L’Italia nella classifica generale è solo diciassettesima.
Arrivano i nuovi dati sulla lotta ai mutamenti climatici durante la conferenza ONU di Lima tuttora in corso. Il Climate Change Performance Index è uno strumento di rilevazione ideato per aumentare la trasparenza sulle politiche internazionali sul clima, e nel nuovo rapporto di Germanwatch la classifica relativa all’impegno e alla situazione dei vari stati è estremamente interessante in quanto non solo ci permette di dare un’occhiata alla situazione italiana attraverso una rilevazione obiettiva, ma anche di cogliere i miglioramenti ottenuti da altri paesi, la tragica situazione relativa a molte superpotenze planetarie e un quadro di insieme che – come è facile prevedere – è tutt’altro che rassicurante. Il rapporto presenta diverse classifiche e la classifica “generale” del CCPI, ottenuta incrociando un gran numero di dati per ogni paese (dal livello di emissioni alle politiche adottate, dall’efficienza energetica al livello di energia prodotto tramite fonti rinnovabili). In questa classifica l’Italia, come anticipato, si colloca in 17ma posizione, ma in realtà vi sono solo 13 nazioni prima di essa. Come è possibile?
Le prime tre posizioni dell’indice sono vacanti. Nessuno stato ha raggiunto un rating di “Molto buono” in quanto nessun paese, nemmeno uno, “sta facendo abbastanza per prevenire il pericoloso cambiamento del clima”. Un primo dato già molto significativo. Secondo l’indice delle performance dei paesi presentato alla conferenza ONU di Lima contro i mutamenti climatici, la nazione che spicca su tutte (e nemmeno di poco), è la Danimarca (77,76 punti), seguita dalla Svezia (71,44 punti) e dal Regno Unito (70,79 punti), tra i big del pianeta la nazione che sta facendo meglio secondo l’indice combinato. Seguono il Portogallo, in settima posizione come l’anno scorso, Cipro, il Marocco con le sue intelligenti e notevolissime politiche di sviluppo sostenibile, l’Irlanda, la Svizzera, la Francia, l’Islanda, l’Ungheria, la Repubblica Slovacca e il Belgio. Dopodiché, al 17mo posto nei risultati complessivi del CCPI 2015, abbiamo l’Italia, con 61.75 punti e rating di performance “Moderate”.
Nella classifica dei paesi basata sulla lotta ai mutamenti climatici presentata alla conferenza ONU, l’Italia è seguita dal Messico, la Germania è 22ma, la Spagna 28ma, l’India 31ma. Entrando nella zona di classifica con rating “Poor”, e scorrendo verso il basso verso il fondo della lista, troviamo gli Stati Uniti in 44ma posizione appena sopra la Cina, in 45ma posizione, e naturalmente nella zona rossa con rating “Very Poor” troviamo grandi nazioni, potenze e superpotenze: si va dal Brasile (49ma posizione) al Giappone (53ma posizione), dalla Russia (56ma posizione) al Canada (58ma posizione), fino all’Australia (penultima posizione) e all’Arabia Saudita, che chiude la classifica. Balza all’occhio come molti stati in testa all’Indice siano piccoli, e molti stati in basso oppure al fondo della classifica siano grandi ed estremamente potenti. Prima di passare ad approfondire l’Italia, alcuni elementi da considerare: il Marocco sale altre sei posizioni ed è il miglior stato tra i paesi considerati in via di sviluppo, ciò grazie soprattutto alle politiche per l’energia rinnovabile e ai tagli ai combustibili fossili; l’Irlanda guida la classifica delle emissioni, la Spagna continua a perdere posizioni nell’indice, la Cina migliora e probabilmente potrebbe superare gli Stati Uniti il prossimo anno; il Canada continua a guardare ai combustibili fossili e a disinteressarsi dei cambiamenti climatici, così come l’Australia, in particolar modo da quando il governo conservatore ha mandato a gambe all’aria le precedenti politiche per il clima (l’Australia perde 21 posizioni rispetto all’anno scorso).
Torniamo in Italia e vediamo le valutazioni relative a singoli fattori. Per il livello di emissioni e l’efficienza energetica il rating delle performance è “Moderate”, per le politiche sulle emissioni e le energie rinnovabili “Good”, ma per quanto concerne le politiche sul clima siamo in rosso, con rating “Very poor”. L’Italia risale di una posizione rispetto a un anno prima, ma la strada verso quel podio al momento vacante, appare lunghissima e prossima all’utopia.