Comincia domani, e durerà fino al 9 dicembre, la conferenza sul clima di Durban, in Sudafrica. L’obiettivo è di trovare un accordo mondiale sulla riduzione delle emissioni col fine ultimo di tenere l’incremento delle temperature al di sotto dei 2 gradi centrigradi. Un’impresa quasi impossibile visto che i precedenti incontri, quello di Copenhagen e quello di Cancun, sono falliti.
Il punto più delicato su cui si dibatterà sarà il Protocollo di Kyoto che gli Stati Uniti non hanno mai approvato e che, di conseguenza, anche molti altri Paesi hanno preso con le pinze. L’obiettivo è di estendere il trattato a dopo la sua scadenza naturale, il 2013, ma Canada, Russia e Giappone hanno già detto di non avere intenzione di approvarlo, e figuriamoci se gli Stati Uniti cambieranno idea. L’unica a remare a favore del Protocollo è l’Europa che vuol dare il buon esempio avendo fissato l’obiettivo della riduzione del 20% delle emissioni entro il 2020 già da un paio d’anni, ma a parte l’Australia sembra che nessun’altro voglia seguirla.
Il problema è che nemmeno tutta l’Europa è d’accordo. Per fortuna a rappresentare l’Italia, l’unico Paese industrializzato a creare problemi finora, non ci sarà più la Prestigiacomo, anche se non conosciamo bene le intenzioni di Clini; mentre ci sarà da convincere i Paesi dell’Est non tanto a ridurre le proprie emissioni, visto che rispetto alle nostre sono esigue, ma almeno a non aumentarle. L’obiettivo dell’Ue è arrivare al 2050 tagliando l’80% delle emissioni rispetto al 1990, un sogno che difficilmente sarà tramutato in realtà.
L’unico punto su cui si crede si possa trovare l’accordo è l’ormai famoso Fondo verde per il clima, una cassa da 100 miliardi di dollari l’anno da destinare a progetti verdi nei Paesi in via di sviluppo. La sua istituzione ormai è ufficiale ed è stata avviata la raccolta fondi già da oltre un anno. Bisognerà decidere come investirli, e su questo i politici sono sempre molto bravi.
Si dibatterà anche su come cambiare il sistema dei trasporti, dell’edilizia, dell’agricoltura, sull’utilizzo delle rinnovabili e sulla gestione dei rifiuti, anche se pare che l’obiettivo vero e credibile sarà porre le basi per un accordo che potrebbe essere sviluppato nei prossimi mesi e ratificato da tutti al Rio +20, la conferenza di Rio de Janeiro che si terrà a giugno.
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