Gli sforzi italiani sull’ambiente? Promossi, per ora. E’ quanto deriva da un rapporto del Germanwatch presentato ieri a Doha, in Qatar, dove si sta tenendo la conferenza sul clima. La relazione, stilata periodicamente, ci vedeva nel 2007 appena al 48° posto tra le nazioni che più si erano impegnate sui temi ambientali. Oggi abbiamo risalito ben 27 posizioni attestandoci al 21°. Certo, c’è ancora tanto da fare, ma è un buon punto di partenza.
Per essere precisi non è che il nostro voto sia stato ottimale, ma a dirla tutta nessun Paese ha ottenuto voti alti. L’istituto ha infatti lasciato idealmente i primi tre posti della graduatoria vuoti in quanto nessuno ha fatto registrare tagli soddisfacenti delle emissioni e tutto ciò che riguarda la Green Economy, e così la classifica parte dal quarto posto, senza podio dunque, con la Danimarca.
Per redigere la graduatoria sono stati presi in considerazione 5 parametri: livello delle emissioni, trend delle emissioni (cioè le proiezioni per il futuro), energia rinnovabile, politiche di efficienza energetica e politiche climatiche. Analizzando tutti questi dati, come detto, sono i danesi il popolo più virtuoso, seguiti dagli svedesi e dai portoghesi. A seguire troviamo Svizzera, Germania, Irlanda, Regno Unito, Malta e Ungheria.
I peggiori però non sono Stati Uniti e Cina, ma Arabia Saudita (nonostante le buone intenzioni sulle rinnovabili future), Iran, Kazakistan e Canada, punita per le politiche sulle sabbie bituminose e per aver abbandonato il Protocollo di Kyoto. Su 61 nazioni prese in considerazione, la Cina è arrivata 54a, mentre gli USA 43esimi.
Tornando al nostro Paese, i motivi che ci hanno permesso di effettuare un balzo in avanti così rapido sono diversi. Prima di tutto il taglio delle emissioni, anche se in parte è dovuto alla crisi che ha chiuso molte aziende, ma anche per le politiche di efficienza energetica (e per questo dobbiamo ringraziare l’UE), le rinnovabili ed il conto energia per gli interventi domestici. Non dobbiamo però sentirci arrivati, ma dobbiamo ripartire da questo buon risultato dato che, secondo Legambiente, le politiche più recenti che guardano con maggiore interesse alle trivellazioni che alle rinnovabili potrebbero farci tornare indietro.
[Fonte: Repubblica]
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