La 18ma conferenza mondiale sui cambiamenti climatici che si sta tenendo a Doha, vede svilupparsi il dibattito tra le oltre 190 nazioni coinvolte nei negoziati. Ma cosa si evince dai primi dibattiti? Anzitutto i paesi del blocco Basic (Brasile e Cina in primis) ribadiscono che la responsabilità del successo o fallimento dei negoziati è in mano ai paesi ricchi, e l’UE, la Svizzera e l’Australia si dichiarano pronte a firmare la seconda parte del protocollo di Kyoto.
La conferenza di Doha prosegue e vede alcune prime prese di posizione: i paesi del blocco Basic (Brasile, Sud Africa, India, Cina), ribadiscono subito che la responsabilità dei negoziati è in mano ai paesi ricchi, come per mettere in chiaro che al riguardo non servono giri di parole. Altro momento di rilievo è stata la comunicazione ufficiale da parte dell’UE, della Svizzera e dell’Australia di voler firmare la seconda fase del protocollo di Kyoto, comunicazione che conferma le volontà già rese note negli scorsi mesi. Per il momento, nessun accodamento di rilievo riguardo a Kyoto 2.
E mentre l’UNEP lancia un nuovo appello alle nazioni affinché prendano decisioni forti e subito, poiché
Senza interventi rapidi anti-CO2, gli impegni attuali di riduzione delle emissioni di gas serra dei governi porteranno ad un riscaldamento del Pianeta fra i 3 e i 5 gradi centigradi entro questo secolo
il Canada mantiene la sua posizione contraria ai negoziati in palese difesa del proprio interesse nel petrolio. Il ministro dell’ambiente italiano Corrado Clini, dal canto suo, ha commentato come segue l’urgenza di arginare i mutamenti climatici:
È un problema che non riguarda solo i paesi in via di sviluppo. Il fatto è che si avranno crescenti danni ai territori, soprattutto nelle città più ricche e lo dimostrano il caso di New York, ma anche di Genova, della Toscana e di Roma.
Belle parole, che tuttavia non devono restare tali ma diventare fatti, come sottolinea polemicamente (e a ragione) Greenpeace, che ricorda come
Da questa conferenza devono uscire fatti non parole. È ora che i governi, compreso quello italiano che promuove il carbone e le trivellazioni in mare, si diano da fare per rappresentare concretamente gli interessi delle popolazioni, sempre più vittime del cambiamento climatico, e non quelli delle imprese fossili, dai petrolieri a chi costruisce centrali a carbone, che di tutto questo sono responsabili.
Vedremo quali sviluppi riserverà la Conferenza di Doha nei prossimi giorni.
Photo Credits | Getty Images
Commenti (1)