Come molti sanno, sono stati gli italiani ad inventare i computer con Olivetti. Oggi, a distanza di mezzo secolo, da noi si sono quasi estinti i computer italiani e li importiamo quasi esclusivamente dagli Stati Uniti o dall’Asia. Ma non è detto che abbiamo perso la capacità di creare prodotti sempre migliori. A conferma di questa tesi arriva la classifica Green500, realizzata dagli esperti del settore che hanno analizzato tutti i supercomputer del mondo, quelli cioè con una capacità di calcolo superiore alla norma, e li hanno valutati in base all’utilizzo energetico. Ed indovinate un po’ chi ha vinto.
Ovviamente gli italiani. Ai primi due posti della graduatoria dei supercomputer più efficienti al mondo ci sono due italiani. Si tratta del Eurora, installato presso Cineca, il centro di calcolo più importante d’Italia che si trova a Casalecchio di Reno, in provincia di Bologna, e di Aurora Tigon installato presso la Selex ES di Chieti. Nonostante si tratti di supercomputer, ovvero dispositivi in grado di compiere operazioni che i normali terminali non possono realizzare, e quindi consumano anche molta più energia, la loro efficienza è disarmante.
Le performance ‘pure’ non sono più la sola misura del valore e dell’impatto dei supercomputer. Tutti i sistemi del futuro avranno necessità di offrire prestazioni più elevate con consumi energetici ridotti. Con gli acceleratori GPU nelle prime due posizioni, l’ultima classifica Green500 dimostra la capacità dei nostri acceleratori nell’assicurare, anche ai sistemi di prossima generazione, livelli ineguagliabili di efficienza sul piano energetico
ha spiegato Sumit Gupta, general manager di Tesla Accelerated Computing Business Unit di nVidia che ha fornito le componenti fondamentali ad entrambi i processori. L’Eurora raggiunge un consumo di 3,210 MFlop per watt, un dato che ai non addetti al settore può non essere significativo, ma che è davvero eccezionale tra gli addetti ai lavori. Il computer di Chieti invece è leggermente meno potente, e lo strapotere italiano viene dimostrato anche dal fatto che i valori, che tra questi due computer sono molto vicini, si allontanano di parecchio già a partire dal terzo posto, occupato dal supercomputer utilizzato nell’Università del Tennessee. L’ennesima eccellenza italiana che, si spera, non faccia la fine di Olivetti.
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