Le compagnie aeree lucrano, e tanto, sui certificati ETS relativi alle emissioni di CO2: l’85% degli stessi viene loro concesso gratis, ma le compagnie aumentano i prezzi ai danni dei clienti come se ne acquistassero il 100%. E come se non bastasse applicano sovrapprezzi anche sui voli intercontinentali che non hanno nulla a che fare con il sistema ETS.
Le compagnie aeree maggiorano le tariffe richiedendo un contributo per l’acquisto degli ETS, i certificati relativi all’emissione di CO2 entro il sistema di scambio delle emissioni europeo, ma l’85% di questi certificati viene concesso alle compagnie a titolo gratuito. Tuttavia ai clienti questo non viene certo detto. Lo studio dell’istituto indipendente olandese CE DELFT prova che le maggiorazioni nei prezzi sono proporzionate all’acquisto del 100% dei certificati e non del 15%: il risultato è l’incasso di 758 milioni di euro da parte delle compagnie grazie al contributo gonfiato richiesto ai viaggiatori.
Ma non finisce qui: le compagnie aeree secondo il recente studio olandese avrebbero applicato maggiorazioni anche sui voli transcontinentali esclusi dall’ambito di applicazione degli ETS (poiché non vi sono ancora accordi transcontinentali sulle emissioni di CO2 nel settore). Tutto fa brodo, a quanto sembra. Le compagnie lucrano sui certificati ETS e i viaggiatori, i clienti, pagano. Il sistema dei certificati ETS relativi all’emissione di CO2 era stato introdotto lo scorso anno dall’UE per limitare l’inquinamento delle compagnie spingendole a investire su soluzioni adatte a ridurre le emissioni, e l’idea non era certo quella di fornire una scusa per lucrare centinaia di milioni di euro. Finalmente lo studio del CE DELFT accende i riflettori sui “sovrapprezzi reali” applicati dalle compagnie “su costi immaginari”.
Quando si paga una maggiorazione del biglietto per un volo aereo in Europa si tenga quindi a mente che, in realtà, il sistema dei certificati ETS non costa così caro. Sono le compagnie aeree che vogliono farcelo credere.
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