Il futuro dello slow food? Gli agriturismi di nuova generazione, quelli che oltre a far gustare prodotti locali si possono dire completamente a chilometri zero. L’idea l’ha lanciata Simone Ferri Graziani, presidente di Coldiretti Livorno ed esponente nazionale dell’associazione Terranostra ad Agri@tour, un salone dell’agriturismo in cui in questi giorni si è parlato del futuro del settore.
L’idea è di presentare al cliente non solo un menu a chilometri zero, cioè che abbia soltanto ingredienti locali ed eviti così di importare cibo dall’estero, con tutte le conseguenze che conosciamo, ma che sia strutturalmente “locale”, cioè che anche la pavimentazione venga fatta con marmo o legno del posto, i tendaggi, i mobili e tutto l’arredamento devono provenire da materie prime e lavorazione del territorio.
Negli interventi di recupero dei nostri casali e delle nostre fattorie dobbiamo mettere al bando l’utilizzo di materiali che non siano espressione del territorio. Non è corretto ricostruire antichi solai con legni o con elementi che non hanno niente a che vedere con la realtà locale. Rispettare questo criterio, anche nella scelta degli arredi, ci consente di creare un’offerta diversificata: le nostre aziende devono costruire i tasselli di un mosaico di stili, luci, colori che fanno ricca, bella e turisticamente appetibile l’Italia. Gli agricoltori da tempo hanno compreso l’importanza di accorciare la filiera produttiva e il vantaggio di mettere la firma sui loro prodotti.
spiega Ferri Graziani. Si tratta di un’idea molto importante perché permette di valorizzare il territorio, dare un tocco in più ad un’attività che diventerebbe unica al mondo, e migliorare un settore in continua evoluzione. Secondo i dati della Coldiretti, solo più di 19 mila gli agriturismi in Italia, un numero in costante crescita visto che, nonostante la crisi, l’Istat calcola in +2,9% l’incremento del settore nell’ultimo anno.
Durante la manifestazione di Terranostra/Coldiretti dei giorni scorsi sono state presentate le prime eccellenze nel campo degli agriturismi a chilometri zero che potrebbero essere prese ad esempio dagli altri imprenditori del settore. Basandosi sul principio di sfruttare ciò che si ha sul territorio, ad esempio l’agriturismo Alpe di Alberobello, in Valle Antrona (Piemonte), si è inventato il “sole artificiale”, cioè ha installato un grande specchio su una montagna che, rivolto verso il paese, lo illumina come un grande sole che invia direttamente i suoi raggi a riscaldare i cittadini; ma ci sono anche gli agriturismi che associano al cibo una bella avventura con il rafting (Al Verneto di Laino Borgo, Cosenza), un giro sui cavalli (Selvaggi-Staffoli Horses di Angoni, Isernia), o semplicemente quelli che sfruttano fino alla lettera i principi dell’ecologia, costruendo la propria struttura secondo i criteri della bioedilizia ed utilizzando le energie pulite come l’agriturismo Regnano di Tolentino (Macerata).
[Fonte: Agi]
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