Il Governo australiano ha deciso che da oggi chi inquina paga. In realtà non è un’iniziativa estemporanea, ma si tratta del terzo tentativo di far pagare le emissioni di carbonio, e così giovedì scorso ha svelato i piani per una sorta di “tariffario a prezzo fisso per la CO2” che partirà dal 2012, nonostante la forte opposizione che incontra in patria.
Il primo ministro Julia Gillard, il cui predecessore, Kevin Rudd, l’anno scorso aveva fallito altri due tentativi simili, ha detto che chi inquinerà pagherà un prezzo che verrà determinato a breve, il quale entrerà nel mercato delle emissioni entro cinque anni. Una specie di riforma australiana del cap and trade.
Questa è una riforma economica fondamentale, ed è la cosa giusta da fare
ha precisato la Gillard in conferenza stampa, dato che è ormai evidente che il suo Paese è uno di quelli che stanno pagando maggiormente le conseguenze dei cambiamenti climatici, con inondazioni record, siccità ed altre catastrofi naturali.
L’Australia è il più grande esportatore mondiale di carbone, ed è una delle nazioni con più alte emissioni di carbonio pro-capite al mondo proprio a causa del forte utilizzo di questo combustibile fossile, il quale soddisfa l’80% della produzione elettrica. Il partito laburista salito al potere nel 2007 prometteva di ridurre le emissioni di carbonio, ma i suoi sforzi sono naufragati in Parlamento, dove è mancato il sostegno sufficiente. Ora però sono stati raggiunti i numeri, e dunque presto l’idea del Governo diventerà legge.
Mentre i politici australiani decidono prezzi, tempi e modi per attuare questa scelta, la California ha approvato un sistema di scambio di emissioni simile, anch’esso inizierà nel 2012, ed altre nazioni come la Nuova Zelanda e persino l’Unione Europea stanno guardando con interesse a quest’iniziativa per poter prendere spunto per politiche simili.
Attualmente le linee guida prevedono una parziale estromissione dal conteggio per le aziende agricole e gli allevamenti (a causa delle emissioni degli animali), ed un tetto di emissioni oltre il quale l’azienda sarà costretta a pagare una multa commisurata al surplus di CO2 o dovrà acquistare crediti da altre aziende che non l’hanno raggiunto. L’unica pecca del sistema è che, come affermano i produttori di elettricità, non ci sono incentivi né altri tipi di aiuti alla produzione di energia rinnovabile, e per questo le aziende australiane faranno fatica ad adeguarsi. Ma fino al 2012 c’è tutto il tempo per colmare questa falla.
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