Gli attivisti contro il riscaldamento globale, hanno applicato la loro fantasia nei modi più incredibili nel corso degli anni, dal posare nudi su un ghiacciaio svizzero alle scalate sulle ciminiere a carbone delle centrali elettriche. Nella giornata di ieri hanno cercato qualcosa di nuovo: con l’obiettivo sollecitare a fare sul serio i Paesi di tutto il mondo nel raggiungimento di un accordo internazionale sul clima, una raffica sincronizzata di oltre 4.300 manifestazioni, dall’Himalaya alla Grande Barriera Corallina, si sono tutte concentrate sul numero 350.
Per alcuni eminenti scienziati del clima, come anche descritto in queste pagine, si tratta del limite massimo di concentrazione di biossido di carbonio nell’atmosfera sopportabile, misurato in parti per milione. Se la concentrazione fosse superiore a lungo, avvertono, il mondo può aspettarsi decenni di clima perturbato, innalzamento del livello del mare, siccità e carestia. La concentrazione attuale è 387 parti per milione.
Gli organizzatori hanno detto che il loro obiettivo, nel preludio ai colloqui sul clima di Copenaghen nel mese di dicembre, era quello di illustrare l’urgente necessità di ridurre le emissioni, sottolineando che il mondo ha già superato quota 350 due decenni fa. Eppure, pur convenendo che le emissioni senza sosta costituiscono un grave rischio, alcuni scienziati ed economisti hanno incentrato la loro politica climatica non prendendo sul serio tale soglia, ed anzi parlando di innalzare il limite a 450 ppm: un disastro.
Michael Oppenheimer, un ex scienziato della Environmental Defense Fund, che oggi insegna a Princeton, ha detto che sarebbe un risultato già complicato contenere le concentrazioni sotto le 450 parti per milione nei prossimi decenni. Ma Bill McKibben, l’autore e attivista che ha fondato 350.org, il gruppo che coordina le proteste, ha difeso il suo approccio, dicendo che la risoluzione di un obiettivo concreto articolato come un numero era l’unico modo per costruire una comunità globale “per l’azione in favore del clima”. Ha infatti spiegato che:
Abbiamo bisogno di pensare a ridurre, non a salire più lentamente. Trecentocinquanta è il numero su cui basare la nostra guerra, vediamo quanto velocemente si può eventualmente raggiungere, e speriamo contro ogni speranza che sia abbastanza veloce.
Le iniziative, incentrate sul numero, si sono tenute in ogni Continente e da un polo all’altro, con gli scalatori che hanno dispiegato uno striscione sulla cima di una montagna in Antartide e artisti che formano un 350 di pezzi di ghiaccio su una spiaggia di ghiaia in Groenlandia, nella regione artica.
Ma ancora, migliaia di studenti riuniti in una piazza ad Addis Abeba, in Etiopia, hanno agitato “350” cartelli. Soldati americani sorridenti in Afghanistan orientale hanno inviato via e-mail le foto di un 350 formato da sacchi di sabbia. Ma il numero è apparso anche su barche da regata, su campi di football, strade ed anche di fronte alla Casa Bianca. Striscioni e riunioni ci sono state anche di fronte ai principali monumenti mondiali, dalla muraglia cinese alle piramidi, dal Taj Mahal al Parlamento Europeo di Bruxelles. In Italia niente. Zero assoluto. Non è stato fatto nulla, non è stato detto nulla. Perché?
Probabilmente perché il Governo italiano è tra quei pochi che mette la questione ambientale all’ultimo posto nell’agenda politica, e che è contrario a limitazioni come le 350 ppm e sul limite alle emissioni, insieme alla riduzione di CO2 del 30% entro il 2020. Il Governo italiano si è sempre opposto ad iniziative del genere, e figuriamoci se avrebbe permesso di pubblicizzare questa, che in tutto il mondo ha raccolto milioni di persone, accomunate da quello che il sociologo Robert J. Brullé ha definito “una nuova ondata di ambientalismo civico”.
[Fonte: The New York Times; 350.org]
Elisabetta 14 Novembre 2009 il 4:47 pm
sono d’accordo che in italia non stiamo facendo abbastanza… per esempio ho visto che il 5 dicembre è in programma a Londra una manifestazione “the wave”, tutti con vestiti blu (per fare l’onda), in vista di copenhagen…
bisognerebbe rilanciare l’idea in italia!! proverò a scrivere al wwf.. voi che ne pensate?
Marco Mancini 16 Novembre 2009 il 5:25 pm
se si organizzerà qualcosa sicuramente ne daremo notizia. Probabilmente parleremo di quello che accadrà a Londra