Le emissioni stanno ancora crescendo e gli impegni per azioni di riduzione future, an aggregato, sono inferiori a quanto la scienza suggerisce essere necessari.
Emissioni inquinanti in aumento e impegni in calo. Questo in sintesi il lungo rapporto pubblicato dalle Nazioni Unite e dal World Resources Institute di Washington, non certo ottimistico ed entusiasmante per raggiungere gli obiettivi di Kyoto, di Durban e dell’improbabile Kyoto 2. Si cercano i motivi di quello che viene già definito un fallimento, un mancato raggiungimento di obiettivi ratificati da 191 Paesi, Stati Uniti esclusi. Da un lato la crisi finanziaria che ha bloccato i fondi e gli sforzi per mettere in pratica politiche di riduzione dei gas serra, dall’altro la difficoltà a rompere coi vecchi schemi.
Gli USA, il Canada e il Giappone già hanno espresso la loro volontà a non firmare alcun nuovo accordo dopo Kyoto 2012; Cina e India tra i Paesi emergenti fanno sapere che non prenderanno impegni se non volontari; anche l’Europa è pronta a fare marcia indietro qualora, come ha spiegato il direttore generale della Climate Action dell’Ue Jos Delbeke “altre parti non entrino nel club”. Dunque Ue pronta a sottoscrivere il protocollo di Kyoto, ma non sola.
I governi in crisi economica non possono sostenere azioni sostenibili per rilanciare una nuova economia attenta all’ambiente e non vogliono gravare sulle industrie per impegnare risorse per la riduzione delle emissioni. Anche gli impegni presi alla conferenza di Cancun vengono meno ora che i soldi non ci sono. Il riferimento è al Green Climate Found che dal 2020 avrebbe dovuto garantire 100 miliardi di dollari l’anno per sostenere la crescita dei Paesi poveri e fronteggiare l’aumento delle temperature. Significative le parole di Christiana Figueres, segretaria esecutiva della Convenzione dell’Onu sui cambiamenti climatici
Questo non è il periodo migliore per parlare di finanza perché tutti i paesi sviluppati sono in crisi finanziaria.
La grande attesa è per fine novembre quando si terrà a Cancun la riunione annuale della Convenzione sui cambiamenti climatici, già definita da qualcuno “momento di successo o di rottura”; anche perché i cambiamenti climatici non si arrestano se non cambiano le nostre abitudini.
[Fonte: Il Corriere della Sera]
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