Quest’oggi vi riferiamo una notizia del tutto particolare. Si tratta di un ritrovamento nella giungla dello Yucatan, in Messico, ma questa volta non si tratta di una specie sconosciuta o di nuovi esemplari in via d’estinzione, ma di una incredibile città Maya (forse una capitale) con 15 piramidi.
La notizia per il momento non sembra ancora aver attirato tutti i riflettori dei mass media, ma è di quelle davvero memorabili: nella bellissima giungla dello Yucatan, in territorio messicano, è stato riscoperto un autentico, inestimabile tesoro storico e archeologico: un’intera città da (presumibilmente, secondo i primi pareri) 40 mila persone, una città Maya, risalente a 1600 anni fa. La città, forse una capitale o anche una sede di governo locale, copre un’area estesa per la bellezza di venti ettari, e a quanto sembra al momento della struttura facevano parte 15 piramidi.
Si tratta, ora, di uno straordinario sito di interesse archeologico, storico e anche naturalistico, essendo immerso pienamente nella giungla dello Yucatan (che lo ricopriva del tutto). Curiosamente, vi sono anche traccia di esseri umani transitati una ventina di anni fa o poco più sulla zona, che hanno quindi rinvenuto l’incredibile città senza però divulgare la scoperta.
Della presenza della città aveva cominciato a sospettare l’esistenza Ivan Sprajc, capo del gruppo di archeologi autori della scoperta, dopo l’esame di una serie di foto aree realizzate circa 15 anni prima dalla Commissione Nazionale del Messico per la conoscenza e l’uso della biodiversità.
Secondo gli studiosi la città, battezzata Chactun, ovvero “Pietra Rossa”, che si trova a 110 km a est di Chetumal, è stata abbandonata o è comunque divenuta deserta attorno all’anno mille. Lo studio della città potrebbe gettare nuova luce sulla decadenza dell‘impero Maya. Per il momento, intanto, il Messico si arricchisce di un nuovo straordinario tesoro nelle sue aree naturali, che senza dubbio accenderà la curiosità e la fantasia di persone sparse per l’intero globo.
Photo credits | Kyle Simourd su Flickr