Si è sempre creduto che i livelli di combustione di biomassa oggi siano più elevati che in passato. Tuttavia a rivelarne l’esatto contrario è stata una ricerca finanziata dall’Unione europea che ha preso in esame le carote di ghiaccio prelevate dal Circolo polare antartico. L’indagine ha mostrato che negli ultimi 650 anni si sono verificati significativi cambiamenti nell’area antartica che hanno interessato gli incendi sulle aree di intensa vegetazione.
La ricerca, i cui risultati sono stati pubblicati sul periodico Science, è stata in parte finanziata dal programma EUROCLIMATE, Climate variability and (past, present and future) carbon cycle, che a sua volta rientra nel programma EUROCORES della Fondazione europea della scienza. I ricercatori del Centre national de la ricerche scientifique in Francia e della Stony Brook University in USA, hanno rilevato monossido di carbonio (CO) nelle bolle d’aria intrappolate nel mare di ghiaccio dell’Antartide.
Il CO proviene per il 90% circa dall’ossidazione atmosferica degli idrocarburi metanici e non metanici, dalla combustione della biomassa e dalla combustione dei combustibili fossili. Lo studio permette di comprendere come dall’era preindustriale ad oggi, si sia evoluto l’impatto del CO con le altre sostanze con cui interagisce. E’ stato scoperto che il monossido di carbonio proveniente dalla combustione della biomassa, ossia dagli incendi, presenta una quantità più elevata di isotopi ossigeno 18.
Come spiega il ricercatore statunitense John Mak
Se abbinato alla misurazione della concentrazione del monossido, questo dato ci consente di individuare l’intensità relativa della combustione della biomassa negli ultimi 650 anni nell’emisfero meridionale. Abbiamo scoperto che la combustione della biomassa è stata interessata da variazioni di portata significativa nell’arco di tempo preso in esame e che la stessa ha contribuito in modo importante alla formazione di monossido di carbonio nell’era preindustriale.
Dalle carote di ghiaccio estratte è emerso difatti che la concentrazione di monossido di carbonio tra il XIV e il XVII secolo è diminuita del 50% per poi aumentare significativamente fino al 100% al termine del XIX secolo, in piena fase industriale. Tuttavia da allora i valori sono di nuovo diminuiti del 70%, dunque la combustione della biomassa oggi è meno elevata che in passato, nonostante l’inquinamento atmosferico e i cambiamenti climatici.
È un dato significativo poiché molti ricercatori ritengono che la combustione della biomassa di natura antropogenica sia maggiore rispetto alla stessa combustione dovuta a fattori naturali. Sebbene questa concezione possa rispecchiare la realtà, considerata la presenza degli uomini nel XVIII secolo, il fatto che i valori della combustione della biomassa nell’emisfero meridionale sembrino essere inferiori a due secoli fa, rende necessaria una rivalutazione delle fonti.
[Fonte: Commissione europea]
[foto: wideview]