Brutta sorpresa per i carabinieri del Nas e del Noe, impegnati con le ricerche su eventuali epidemie tra gli animali che possono farci notare in anticipo eventuali pericoli per l’uomo. Indagando sullo stato di salute di alcuni animali selvatici, si è scoperto che i cinghiali piemontesi sono radioattivi. Per essere più precisi sono stati riscontrati 27 animali che riportano nei valori della propria saliva tassi troppo elevati di cesio 137, un isotopo radioattivo simile a quello rilasciato dall’esplosione della centrale di Chernobyl.
Ora, ovviamente, non stiamo dicendo che ci sia stata un’esplosione di una centrale nucleare e non ce ne siamo accorti, ma bisogna capire come mai si sono rilevate queste tracce. I riscontri sugli animali selvatici sono importanti perché essi si cibano di ciò che trovano in natura, e quindi i valori del loro sangue e della loro saliva possono fare da cartina di tornasole sullo stato di salute dell’ambiente in cui viviamo. Il riscontro nei cinghiali è stato casuale visto che, in occasione di questi studi in cui si cercavano tracce di trichinellosi, un batterio che causa un’altra malattia, ci si è imbattuti in questa sostanza che in teoria dalle nostre parti non dovrebbe più esserci.
Le ipotesi allo studio sono tante. Può trattarsi di un branco selvatico di cinghiali che si è spostato dall’Est Europa fin da noi. Ma può essere un branco che ha pasteggiato nelle campagne intorno ad una delle tante centrali nucleari francesi che sono costruite lungo il confine con l’Italia. O perché no, possono esserci delle perdite dalle vecchie centrali italiane dismesse da trent’anni ma che ancora possono conservare alcune sostanze radioattive che, si sa, rimangono attive per secoli, e forse segnalano una perdita di cui non ci eravamo mai accorti. Ricordiamo infatti che in Piemonte sono presenti una centrale (quella di Trino Vercellese), una fabbrica di combustibile e due depositi, e non si può escludere che qualche perdita derivi proprio da uno di questi quattro siti.
[Fonte: Repubblica]
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