Altro che fallimento, il congresso di Copenaghen potrebbe essere anche meglio di quello che si aspettava. E’ molto probabile che non si troverà un accordo globale sul taglio delle emissioni, ma questo solo perché ogni Paese si è deciso a tagliare le proprie autonomamente. Resta da vedere se manterranno o no la promessa, ma intanto l’impegno messo nero su bianco è già un grossissimo passo in avanti.
A dare la scossa definitiva è il presidente cinese Hu Jintao, proprio colui che qualche settimana fa sembrava aver affossato le speranze di dialogo. Il presidente cinese aveva deciso di non legarsi agli obiettivi che verranno proposti a Copenaghen per poter avere carta bianca e agire autonomamente, secondo le capacità del suo Paese. Oggi arriva l’impegno ufficiale che può far esultare gli ambientalisti di tutto il mondo: -40% (che potrebbe arrivare fino al 45%) entro il 2020 rispetto ai livelli del 2005.
C’è da precisare un aspetto non secondario. I tagli dell’Unione Europea e degli Stati Uniti si riferiscono al 1990, quelli cinesi al 2005. Può sembrare un escamotage furbo, ma in realtà ha un senso, perché nel 2005 la Cina aveva un tasso di emissioni di biossido di carbonio simile a quello del 1990 dei Paesi Occidentali. E’ solo dal 2006 che il colosso cinese ha cominciato a crescere, e di conseguenza ad inquinare, arrivando ad oggi, dopo nemmeno 4 anni, a vedere raddoppiato il suo inquinamento.
Il primo effetto positivo quest’annuncio l’ha ottenuto, e cioè far muovere anche l’America. Barack Obama ha finalmente messo momentaneamente da parte la riforma sanitaria per venire incontro alle richieste della piazza che gli chiedeva di mantenere il suo impegno in favore dell’ambiente, e ha cercato di mediare tra chi chiedeva un taglio del 20% entro il 2020 (i senatori democratici) e chi invece si opponeva a qualsiasi vincolo (tutti gli altri). La promessa che Obama è riuscito a strappare è a lungo termine, e parla di un taglio del 42% di Co2 rispetto al 1990 entro il 2030, dell’83% entro il 2050, e sembra che si possa chiudere, ma ancora non ufficialmente, sul 2020 per un -17%, una via di mezzo.
A questo punto la parola passa a Copenaghen. Lì l’Europa potrà avere un ruolo importante, e dare un segnale forte. L’Ue infatti aveva promesso di stabilire un taglio del 20% delle emissioni entro il 2020 se gli altri Paesi non si fossero impegnati nella riduzione, e del 30% se l’avessero fatto. Per come stanno ora le cose, visto che alcuni si sono impegnati ed altri no, potrebbe decidere di attuare ugualmente il 30% per lanciare un segnale forte e spingere gli Stati Uniti, ma anche gli altri grandi Paesi inquinatori come Brasile e India, ad impegnarsi, o rimanere legata al 20%, rischiando che ogni sforzo si riveli inutile.
Fonte: [Corriere della Sera]
vania 26 Novembre 2009 il 1:33 pm
copenHagen
Marco Mancini 26 Novembre 2009 il 5:50 pm
copenHagen in inglese
copenagHen in italiano 😉