Da quando Obama ha lanciato l’idea del Green New Deal tutto il mondo si è mobilitato per attuarlo. Compresi quei Paesi proprio non “amici” degli Stati Uniti come la Cina. Il mega-Stato asiatico, leader nell’inquinamento globale avendo il 100% delle proprie industrie alimentate a carbone, ha deciso di dare uno strattone definitivo a quest’andazzo, rivoluzionando tutto ed istituendo il nuovo programma ambientalista cinese.
A darne notizia è stato il direttore generale del Ministero dell’Energia Zhang Guobao, che ha annunciato una manovra del valore di circa 65 miliardi di euro, da investire nell’ambientalismo. Niente aiuti alle aziende o alle auto; Guobao punta dritto al cuore del problema, l’energia. Questa enorme quantità di denaro verrà investita in nuove forme di sviluppo energetico, che vanno dalle rinnovabili al carbone pulito, fino a nucleare.
Il nucleare cinese è indubbio che sia non meno pericoloso di quello che Berlusconi ha intenzione di installare in Italia, ma perlomeno sarà in quantità inferiore rispetto al nostro. La vera rivoluzione andrà in due direzioni principali: l’eolico e le centrali a carbone meno inquinanti. Per quanto riguarda il comparto del vento, la nazione cinese ha già una delle produzioni maggiori al mondo, circa 100 volte superiore a quella dell’Italia e seconda in tutto il Pianeta soltanto agli Stati Uniti. Per quanto riguarda le centrali a carbone, l’intento è netto: dismettere quelle troppo vecchie (entro due anni dovranno sparire le più antiche), e riconvertire le altre con i metodi nuovi di stoccaggio sotterraneo della CO2.
Altri importanti provvedimenti potranno essere presi anche sulle centrali idroelettriche e solari, dato che la Cina è uno dei Paesi che concorrono a costruire la centrale solare più grande al mondo, ma queste sono soltanto attività marginali, rispetto alle intenzioni principali. L’intenzione del Governo di Pechino è sfruttare la crisi economica a proprio favore e non piangersi addosso (come fanno certe persone) per investire quando i costi sono più bassi, e creare centinaia di migliaia di posti di lavoro, quello che da noi ancora nessuno ha capito.