Amanti delle due ruote ecologiche unitevi e… svestitevi. Ma solo se vi va. Questo il principio che ha animato la ciclonudista di Torino, svoltasi ieri al Valentino e che ha visto la partecipazione di centinaia di persone che hanno sfilato sotto gli sguardi incuriositi dei passanti, confluendo in via Roma. L’occasione è il World Naked Bike Pride, un evento che si svolge in contemporanea in molte città del mondo con l’obiettivo di una protesta pacifica quanto singolare contro la dipendenza dal petrolio.
A Torino, come accennavamo, di ciclisti nudi ce n’erano ben pochi. Di poco vestiti tanti: alcuni in pantaloncini, altri in perizoma, altri ancora con le parti intime dipinte in modo da rimanere coperte. Anche per evitare di beccarsi qualche sanzione per atti osceni in luogo pubblico ed oltraggio al pudore. Ciò non toglie affatto di significato ad una manifestazione, quella del Naked Bike Pride, che raccoglie consensi ed adesioni ogni anno in tutto il mondo e che mira ad attirare l’attenzione dell’opinione pubblica sulla necessità di sentirsi liberi dal petrolio e ridare l’importanza che merita alla bicicletta. L’importanza e lo spazio. Più piste ciclabili, maggiori servizi, bike sharing non solo a macchia d’olio ma in tutto il Paese, pubblicizzato maggiormente e agevolato con tariffe ridotte. E Torino si è rivelata una città molto attenta alle due ruote. Già il sei giugno scorso si era svolto il Bike Pride 2010, una manifestazione ecologista a carattere nazionale che aveva visto l’adesione entusiasta di centinaia di persone. Ma, a detta degli organizzatori (varie associazioni no-profit ambientaliste e sportive con la collaborazione di Cinemambiente Torino), non è il numero che conta bensì il messaggio:
Siamo convinti che i tempi siano maturi e che Torino e l’Italia possano fare un grosso salto in avanti. E’ una manifestazione di legittimazione culturale e sociale, una rivendicazione di spazi e di tutele a favore del ciclista urbano come soggetto attivo nella difesa dell’ambiente. Il contesto urbano espone continuamente ad evidenti rischi i cittadini che si muovono in bicicletta: il Bike Pride vuole esortare ad una politica di maggiore tutela e impegno verso i cittadini che scelgono forme di mobilità più rispettose dell‘ambiente e della sicurezza.
Sempre a Torino lo stesso giorno è stato inaugurato il servizio tanto atteso di bike-sharing: [To]bike, con 1200 biciclette e 116 stazioni. Si può optare per l’abbonamento annuale (20 Euro), settimanale (5 Euro) oppure giornaliero (2 Euro). Sul sito di [To]bike a scoraggiare i torinesi che si spostano in auto ci pensano delle battutine ad hoc, non tanto lontane dalla realtà: “dicono che sotto piazza Vittorio ci sia il Graal, forse perché sfuggire al traffico è uno sforzo biblico”; “nel centro storico ci sono tanti teatri, forse perché attraversarlo in auto è un dramma”; “il museo è egizio, forse perché trovare parcheggio è un’impresa faraonica”. Convinti?
[Fonte: Torino 2.0]
[Fotogallery: Ansa]
Emanuele Cinelli 14 Giugno 2010 il 8:06 pm
“Anche per evitare di beccarsi qualche sanzione per atti osceni in luogo pubblico ed oltraggio al pudore”
Errore! Non esiste nessuna legge che dica questo; da nessuna parte le leggi specificano cosa siano gli atti osceni e quale sia il pubblico pudore, si tratta solo di convenzioni giuridiche e, come decretato da tutte le sentenze degli ultimi anni nonchè dalla Corte di Cassazione, oggi il semplice stare nudi non è di per se stesso oltraggio al pubblico pudore, tantomeno atto osceno in luogo pubblico.
Paola Pagliaro 14 Giugno 2010 il 9:01 pm
Grazie per averlo specificato, buono a sapersi 😉 Anche sugli altri blog e giornali che riportavano la notizia giustificavano così il fatto che nessuno si fosse spogliato, chissà come mai allora nessuno era nudo, negli altri Paesi da quello che so io i ciclonudisti sono molto meno coperti. Comunque nudi o meno che fossero, è il messaggio che conta!