La compagnia bananiera più famosa al mondo, la Chiquita, ha inaugurato il suo impianto di produzione energetica a biomassa in Costa Rica. Si tratta di un generatore energetico completamente pulito dato che produrrà elettricità dagli scarti della frutta trattata, e sarà autosufficiente, cioè per funzionare non avrà bisogno di energia proveniente da fonti esterne.
L’impianto, alla cui inaugurazione ha partecipato anche Laura Chinchilla, Presidente della Repubblica costaricana, si chiama in gergo tecnico biodigestore, e prevede il recupero di tutti gli scarti della lavorazione della frutta, poi trasferiti in un macchinario che li trasforma in elettricità, senza l’emissione di un solo grammo di gas serra.
Grazie a questo impianto riusciremo a produrre notevoli quantitativi di bio-energia e sfruttare totalmente il potenziale energetico che in precedenza andava perduto. Il biodigestore fornirà energia sostenibile per la nostra struttura, fertilizzanti nutrienti per gli agricoltori locali e filtri per il trattamento dell’acqua. A beneficiarne non saremo solo noi ma anche la comunità e l’intero pianeta. Un gesto concreto a dimostrazione del nostro senso di cittadinanza globale e dell’impegno a consolidare un modello di business sostenibile.
Queste le parole di Manuel Rodriguez, Sr Vice President Government Affairs & CSR Officer di Chiquita. Un’iniziativa sicuramente lodevole, che pare però un tentativo di diradare le fitte nebbie che hanno avvolto il nome della prima compagnia bananiera al mondo negli scorsi anni.
Secondo alcuni sindacati infatti nelle piantagioni della compagnia si utilizzerebbero pesticidi che l’Organizzazione Mondiale della Sanità considera “molto pericolosi” per la salute umana. Secondo sempre le stesse fonti, questi pesticidi verrebbero erogati con degli aerei mentre nelle piantagioni sono presenti i coltivatori, mettendo a rischio loro prima ancora dei consumatori finali. Tali pesticidi inoltre comporterebbero un pericolo per la salute di tutto l’ecosistema, andando ad inquinare falde acquifere e ad uccidere gli animali che vivono in quelle aree.
Inoltre nel 2007 il tribunale di Washington ha condannato la Chiquita a pagare 25 milioni di dollari di multa per aver erogato un miliardo e 700 milioni di dollari ad una banda di narcotrafficanti per difendere gli interessi della società nei confronti dei bananeros che rivendicavano i propri diritti sindacali. Operazione mai smentita dalla società, la quale però si è difesa, tramite Paolo Prudenzati, vice-presidente dell’area Sud-Europa, il quale afferma che quei soldi sono stati donati per proteggere la vita dei coltivatori e gli interessi dell’azienda contro un’ondata di criminalità che stava dilagando nell’area. Ma questa motivazione non è stata accolta dal tribunale americano, che ha condannato la società al pagamento della multa.
Questo e tanto altro grava sulle spalle della multinazionale, che forse con questa mossa cerca un po’ di ripulire una coscienza non proprio limpida. Una mossa però che non possiamo fare altro che apprezzare.
Fonte: [Terranauta]
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